«Mancano le Coppe? Torneremo anche lì»

Basket Alla vigilia del raduno, lo storico fisioterapista Lanzi festeggia i quarant’anni di Pallacanestro Cantù: «La collaborazione con lo staff tecnico è imprescindibile, bisogna viaggiare su binari identici e sempre insieme»

Verso il raduno di domani della prima squadra, con il “totem” dello staff fisioterapico della Pallacanestro Cantù. Proprio quest’anno Andrea Lanzi festeggia quarant’anni dalla sua prima collaborazione con il club. Anche se, per il traguardo dei quarant’anni effettivi, dovrà attendere un po’, dopo la pausa che si è preso durante l’era Gerasimenko.

Aspettative e curiosità

Lanzi ci guida in un viaggio tra aspettative, curiosità, spogliatoio B”, senza dimenticare qualche aneddoto di una vita fa, al fianco di Carlo Lietti, ex segretario e tuttofare della società, oltre che collaboratore del nostro quotidiano. Un legame che si riannoda con l’ingresso, proprio nello staff fisioterapico, nel nipote Federico.

«Quando c’è stata questa opportunità, non se l’è lasciata sfuggire. È un lavoro che conosce bene grazie alla sua esperienza, con quella di Simona Modena, al Basket Geas. Sa che sarà un lavoro impegnativo, perché anche il padre Roberto fu per un periodo medico della prima squadra, venendo spesso in panchina. Non vedo l’ora di conoscerli, anche per questo legame familiare con Cantù».

Del resto, il nonno Carlo è stata una colonna del club: «Lietti era in camera con me: mi affidarono a lui e su di lui bisognerebbe scrivere un libro. Esisteva veramente l’agenda con gli articoli pronti, o quasi: aveva un testo base, uno per la sconfitta e uno per la vittoria. Poi aggiungeva i tabellini. Del resto mica era facile come oggi mandare un articolo a “La Provincia” dalla Jugoslavia… Una volta atterrammo a Praga, in ritardo pazzesco: squadra già sul pullman e lui a comprare le sigarette per la moglie. Corsolini si arrabbiò parecchio, ma lui era sempre serafico».

Lo “spogliatoio B”, una definizione che porta la firma di Andrea Trinchieri, dopo gli anni di Gerasimenko – in cui c’era stato un fuggi fuggi generale – si è ricostituito: «L’idea è che oltre al lavoro fisioterapico, si dia anche un supporto anche morale o psicologico ai giocatori. Che significa? Spiegare ai nuovi l’importanza del posto in cui sono arrivati, ma anche consigliare loro un ristorante, aiutarli nella scelta della casa. Ma anche dare una parola di conforto dopo una sconfitta, quando un giocatore si deprime. Magari anche raccontando una piccola bugia: “ma sì, abbiamo perso, ma tu hai fatto il tuo…”».

E poi c’è il lavoro, quotidiano, sul campo: «La collaborazione con lo staff tecnico è imprescindibile, bisogna viaggiare su binari identici. Poi si lavora sempre insieme per un obiettivo e onestamente non facciamo differenze tra muscoli di serie A o di A2: si lavora sempre nello stesso modo. L’unica differenza? Mancano le coppe europee. Ma torneremo anche lì».

«Pressioni per tornare»

E Lanzi perché è rientrato a un certo punto? «Ci sono state pressioni per rientrare e l’ho fatto volentieri. Pancotto in particolare mi ha voluto fortemente. Ora il team va: ci auguriamo il meglio per quest’anno».

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