Santoro: «Decisione mia, ho il dovere di difendere Cantù»

Il general manager dell’Acqua S. Bernardo e l’esonero di coach Sacchetti

«La decisione sull’esonero? È tutta mia». Il gm di Cantù, Sandro Santoro, non si nasconde. Anzi, ci mette tutta la faccia: «Nel mio ruolo ho il dovere di proteggere e tutelare l’interesse primario del club. Questa decisione forte e dolorosa sta in capo a me. Non serve cercare altro, nessuno ha inciso in questa decisione che ho preso io, a tutela della società. L’ho fatto per senso del dovere: non è contro qualcuno e sono amareggiato per come siano finite le cose. Ma il mio il dovere è far funzionare le cose e tenere compatta una società particolare come Pallacanestro Cantù».

Se si è arrivati a tanto, è anche per arrivare ad avere risultati sul lato sportivo: «Ci siamo confrontati, è un segnale forte che ritenevo fosse utile. Chi ha a cuore il basket e la Pallacanestro Cantù deve capire che si sta cercando di fare il meglio, su tanti fronti. Chi pensava che fosse una passeggiata tornare in A, si sarà convinto che bisognerà lottare ancora di più. E qua gli sforzi non sono mai mancati: da tre anni si aumenta il budget, dopo la delusione di Pistoia gli abbonamenti sono addirittura aumentati».

Tornando al cambio in panchina, Santoro crede fermamente nel nuovo allenatore: «Cagnardi è un ottimo coach, con Meo avevamo condiviso il suo arrivo per colmare quegli aspetti che ritenevamo fossero da sistemare. Ringrazio Meo, abbiamo vissuto insieme parte di vita professionale, ne abbiamo apprezzato il lato umano. Cambiamo solo ora, ma tutto è ancora in gioco. La decisione può avere degli scossoni, ma per me e per tutti noi era quella da prendere, anche per una forma di rispetto: se un allenatore è tesserato non può più allenare nella stessa stagione sportiva. Non volevamo precludere a Meo la possibilità di riproporsi in un’altra squadra».

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