Pecchia, un ritorno poco normale
«Senza tifosi non è la stessa cosa»

A quasi un mese dall’infortunio, l’esterno dell’Acqua San Bernardo Cinelandia Cantù è pronto

È passato quasi un mese da quando la caviglia di Andrea Pecchia ha fatto “crack”. Era la vigilia di Trento-Cantù, con l’esterno della Pallacanestro Cantù in fibrillazione perché, pochi giorni dopo, avrebbe dovuto rispondere alla sua prima chiamata in Nazionale, per l’importante doppio test contro Russia ed Estonia per le qualificazioni ai campionati Europei. Diagnosi impietosa dell’infortunio: distorsione. Un infortunio grave ma non troppo, che ha richiesto tre settimane di terapie specifiche. Addio Nazionale, per ora.

Il giocatore si è quasi del tutto ristabilito, gli manca – questo però un po’ a tutti – il ritmo partita, oltre alla piena mobilità della caviglia. «Sto bene – ammette il giocatore – e ormai il mio percorso di recupero è completato. Già dalla scorsa settimana mi sto allenando con il gruppo, devo solo ritrovare qualche movimento dell’articolazione. Ma il più è fatto e ringrazio tutto lo staff medico e atletico per il grande lavoro di queste settimane».

Tempo per recuperare ne ha avuto, tra pausa programmata e pausa imprevista, e anche per mandar già tutta l’amarezza per la chiamata in Nazionale, a cui ha dovuto rinunciare: «Effettivamente ero molto amareggiato lì per lì. Ho capito immediatamente che non sarebbe stato un infortunio di pochi giorni. Ma ammetto che mi hanno dato conforto e speranza, contribuendo a far risalire il morale, le telefonate del ct dell’Italia Meo Sacchetti e del dirigente accompagnatore Roberto Brunamonti. Mi hanno detto che ci saranno altre occasioni in azzurro».

Se non altro, a parte Trento, l’ala della San Bernardo-Cinelandia, non ha saltato altre partite, visto che quella contro Sassari è stata rinviata per l’emergenza Coronavirus: «Questo mi ha un po’ confortato, perché ho avuto tutto il tempo per recuperare, fondamentalmente senza perdere nulla. E devo dire che la pausa forzata non ha compromesso gli allenamenti, anzi: in tutti vedo nelle partitelle l’energia e l’intensità giusta, come se ci fosse una partita vera il giorno dopo. Ovvio, mancano una serie di cose, come l’adrenalina della partita vera e il pubblico».

L’emergenza Coronavirus come è stata vissuta, in particolare dagli americani? «Ci siamo semplicemente attenuti alle norme generali di comportamento, seguendo anche alcune raccomandazioni del nostro staff medico. Tendiamo a evitare abbracci e a darci “il cinque”, senza psicosi».

Intanto, a Cantù è arrivato un nuovo giocatore: «Purvis mi piace, è un gran lavoratore e sta prendendo confidenza con la nuova realtà. Si sta inserendo e ci darà una mano».

Per il nuovo Usa sarà un debutto a porte chiuse: «È una situazione che contro Cremona vivrò anche io per la prima volta. Senza pubblico non sarà la stessa cosa e mi dispiace doppiamente perché sarebbe stata una vera festa per i tifosi canturini».n

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