Roma è viva: contro Cantù
la sfida che poteva non esserci

Dal rischio della mancata iscrizione agli attuali problemi societari, ma domani si gioca

Alla serie A è rimasta aggrappata per i capelli nei mesi scorsi e tuttora ha il suo bel daffare per non farsela sfuggire dalle mani. La Virtus Roma, domani avversaria di Cantù a Desio, ha vissuto un’estate agitatissima e pure questo autunno le pulsazioni sono quelle tipiche di una forma di tachicardia.

Doveroso dunque riassumere le tappe principali, partendo appunto dalla circostanza che tutti i vari adempimenti finalizzati all’iscrizione all’attuale campionato si sono formalizzati nei giorni immediatamente precedenti la scadenza. E questa iscrizione quasi per il rotto della cuffia ha comportato una serie di ritardi, primo tra tutti quello legato alla costruzione della squadra. Che è partita in settembre per la “bolla” del Geovillage di Olbia per giocare le gare di Supercoppa con due americani quali Robinson ed Evans giunti da poco e con Beane arrivato all’ultimo. Al ritorno dalla Sardegna, altri due Usa, Wilson e Hunt, a sbarcare nella Capitale. Dopodiché, non senza sorpresa, ecco i giallorossi esordire con il botto in campionato in virtù dell’affermazione ai danni della Fortitudo (anche se in seguito la F ha dimostrato di non essere all’altezza delle aspettative, così da ridimensionare almeno in parte il successo della Virtus).

Ma due giorni dopo, coach Piero Bucchi (secondo solo a Pancotto per stagioni partite allenate in serie A) perde per l’intera stagione il giocatore attorno al quale aveva costruito il resto della squadra: Chris Evans si rompe infatti il tendine d’Achille. Iniziano così le problematiche di ordine tecnico alle quali si aggiungono quelle societarie, con patron Claudio Toti che si dichiara suo malgrado costretto a mollare a breve se nessun acquirente dovesse mostrare interesse. Intanto, non vengono corrisposti gli stipendi e i giocatori cominciano a dar segni d’insofferenza. Ciò nonostante, malgrado un calendario complesso (con avversarie quali Brindisi, Sassari e Milano), Roma strappa con le unghie un altro successo, quello contro Brescia (dopo che, per una forma di protesta interna, non era stato giocato il primo possesso). Sul fronte societario si apre una trattativa con una cordata americana - dovrebbe andar a buon fine nei prossimi giorni - e Toti si accolla una serie di pagamenti, inclusi gli stipendi anche perché propedeutici alle liberatorie del 15 novembre.

Nel frattempo, tuttavia, Dario Hunt sale sull’Aventino, non si allena e si chiama fuori anche perché pare destinato a lasciare Roma, non mancando i pretendenti. Robinson si infortuna alla schiena e così domenica scorsa a Varese sono soltanto due gli Usa “veri” che Bucchi può schierare, vale a dire Beane e Wilson.

Da segnalare, infatti, che uno dei sei statunitensi (ma gioca pochissimo) è Liam Farley, figlio di William, l’uomo che creò il boom della “Fruit of the Loom” e attuale Ceo della Zrii, una beauty company, nonché a suo tempo tra i proprietari dei Chicago White Sox di baseball. Da tener conto che mister Farley detiene anche una quota di minoranza della stessa Virtus...

© RIPRODUZIONE RISERVATA