Sacripanti vabbuò
ragazzo di Campania

Il coach canturino riparte dalla serie A2 dopo aver firmato un triennale con Napoli, città che adora. Terza esperienza nella regione dopo Caserta e Avellino.

Avrebbe dovuto accadere 14 anni fa ed è invece successo solo ora. Pino Sacripanti coach di Napoli è infatti storia di questi ultimi giorni, con la firma sul contratto apposta ufficialmente venerdì scorso. Accordo triennale con il club partenopeo alle prese con il campionato di A2.

Con quattordici anni di ritardo, si diceva. Eh già, perché l’allenatore canturino sembrava diretto a Napoli già nell’estate del 2005, con la squadra reduce dalla partecipazione all’Uleb Cup e con la società molto attiva sul mercato poiché particolarmente ambiziosa. Sacripanti venne contattato dall’allora direttore sportivo PierFrancesco Betti - sarebbe poi stato a Cantù per qualche mese nel 2017 sotto la gestione Gerasimenko prima della prematura scomparsa a 48 anni d’età - e a Napoli si recò per 4-5 giorni proprio per dar corso e alimentare la trattativa.

Ma, d’un tratto, Pino realizzò che ancora non se la sentiva di tradire la fiducia dell’allora patron canturino Francesco Corrado e pur avendo con lo stesso soltanto un accordo sulla parola decise di declinare l’invito per proseguire la sua carriera a Cantù. Dopodiché, a Napoli tornò Piero Bucchi che peraltro fece molto bene vincendo nel 2006 la Coppa Italia (e qualificandosi all’Eurolega 2006-2007). Un trionfo che ha altresì rappresentato l’apice della storia del Basket Napoli prima del fallimento della società.

Nell’arco di questi 14 anni, Sacripanti ha intanto dapprima instaurato e successivamente collaudato un rapporto tutt’altro che banale con la Campania. Perché per un quadriennio (dal 2008-2009 al 2012-2013) ha allenato la Juve Caserta e perché per un triennio (dal 2015-2016 al 2017-2018) ha guidato la Scandone Avellino.

Sette stagioni campane che sono servite a creare un rapporto profondo con quel territorio. Marcato, ovviamente, con entrambe le città ma altrettanto intenso con Napoli. Città nella quale, nei giorni liberi o nelle serate extra basket, si è spesso recato perché affascinato («è una delle città più belle che possa esistere, piena di storia, tradizione e calore» ha avuto modo di affermare) anche dalle sue tante contraddizioni.

Non soltanto la Napoli del Vomero e Mergellina, del lungomare e piazza Plebiscito, ma pure quella più verace rappresentata dalla Sanità e dai Quartieri Spagnoli, nonché quella dei rioni più popolari. Attratto, insomma, dall’intensa vita culturale ma pure sedotto dall’anima più autentica della città. Oltre che, molto più banalmente, dal richiamo che sul personaggio ha sempre saputo esercitare una pizza fatta come Dio comanda.

L’autentica novità è allora rappresentata dal fatto che dopo aver sempre allenato ininterrottamente in serie A dal dicembre del 2000 (quando a Cantù subentrò alla vigilia di Natale a Franco Ciani) al marzo scorso (quando venne sorprendentemente esonerato dalla Virtus Bologna) , il 49enne coach canturino riparte dall’A2, ovvero da un piano posto più sotto ai locali che è stato solito frequentare. A convincerlo è stato il progetto che gli ha sottoposto il Napoli Basket, società che si è costituita l’agosto del 2018 per affrontare il campionato di serie B e che poi all’indomani della mancata promozione sul campo ha comprato per 300mila euro i diritti dell’A2 da Legnano.

Un club, quello presieduto da Federico Grassi (fratello di quel Vito che è il presidente dell’Unione Industriali di Napoli), che vanta una buona solidità economica (lui e gli altri due soci sono personaggi decisamente facoltosi e c’è pure un istituto di credito a supporto) e si propone mire importanti. Quale la ”riattivazione” del PalaArgento per portarlo a una capienza di almeno 12mila posti e il ritorno in A. Magari non proprio già in questa stagione, visto che c’è una realtà da consolidare, ma più probabilmente dalla prossima.

Anche perché ora con Sacripanti si è garantito un valore aggiunto («con il coach c’è intenzione di gettare le basi per radicarci nel palcoscenico della pallacanestro italiana» ha pubblicamente ammesso il numero 1 del club). E Pino si è sentito lusingato. «Napoli mi ha cercato con insistenza e tenacia e questo mi riempie di orgoglio - sono state infatti le sue prime parole in occasione della conferenza stampa di presentazione -. La scelta di sposare il progetto dopo lo 0-3 iniziale potrebbe essere considerata una pazzia per me che non ho mai operato in questa categoria, ma mi ha convinto fortemente il presidente illustrandomi un progetto di grande fascino. In un momento in cui la pallacanestro è fatta da società che vanno avanti tra tante difficoltà, pensare di avere del tempo per costruire qualcosa di importante è stato un aspetto molto stimolante».

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