Sodini contento
«Qui c’è competenza»

«Io cerco sempre il confronto – ha detto il coach – e il confronto può essere migliore se di fronte trovo qualità e competenze»

«Nel mio staff le parole “competenza” e “inclusione” non dovrebbero mancare mai. E nel mio, a Cantù, di sicuro non mancano». Marco Sodini, spesso e volentieri, cita il suo gruppo di lavoro. Dopo la vittoria contro Orzinuovi ha ricordato che il suo staff «è da serie A alta».

L’aveva chiesto chiaramente. Per far girare, intorno alla squadra, un gruppo di persone di alta professionalità e con un modello prestazionale alto, anche per la specificità del campionato di A2. Coinvolgimento e inclusione perché, a prescindere dalle specifiche competenze, per Sodini non si può lavorare a compartimenti stagni. E la struttura non deve essere mai piramidale, con al vertice l’head coach. Nel modello sodiniano, tutti devono sentirsi parte fattiva e importante del progetto.

«Io cerco sempre il confronto – ha detto il coach – e il confronto può essere migliore se di fronte trovo qualità e competenze». Sodini può misurarsi con persone anche di diversa estrazione e generazione. C’è un “totem” come Fabrizio Frates, il direttore tecnico. Un pari età come Max Oldoini e due giovani che vogliono emergere come Antonello Sorci e il “nipote d’arte” Filippo Sacripanti.

E, se lo staff deve considerarsi allargato, occorre considerare anche i preparator fisici guidati da Oscar Pedretti: «Perché – dice Sodini – la loro parola, che reputo competente in materia di basket, è importante per stabilire i volumi di lavoro: ogni giocatore svolge una parte di allenamento personalizzato».

La “routine”, in realtà, si fonda su un approfondimento che si conclude con una settimana di anticipo sulla partita. La videoanalisi degli avversari, in questo senso, è fondamentale, anche grazie all’ausilio di specifici software.

Il videoanalyst Sorci, con Sacripanti, prepara il lavoro, Oldoini e Frates mettono a punto una strategia, Sodini programma e tiene in debita considerazione i loro suggerimenti, prendendosi ovviamente la responsabilità di tutte le scelte.

Un’altra caratteristica del lavoro di staff, è la suddivisione dei compiti anche in palestra: «Ci devono essere porzioni di lavoro gestite dai vari allenatori e questa è una lezione che ho appreso da Recalcati – ammette Sodini -: sono disposto a sacrificare qualcosa di mio, pur di avere il coinvolgimento mentale ed emotivo dei miei assistenti. Una volta non ero così, ma ho capito che, se si parla di unità d’intenti, occorre dare anche una gratificazione concreta».

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