«Tante mosse azzardate?
È un po’ presto per dirlo»

Intervista con il vicepresidente della Pallacanestro Cantù, Andrea Mauri.

Alla luce di ciò che sta avvenendo e di una serie di risultati non certo positivi da parte della squadra, ritiene sia davvero valsa la pena procedere al cambio in panchina Corbani-Bazarevich?

«Siamo in una fase di profondo cambiamento a ogni livello e penso, oggettivamente, che non siamo ancora entrati nella fase del giudizio. Siamo a metà del guado e dunque occorre attendere per poter giudicare con obiettività. Occorre equilibrio. Così come non eravamo diventati tutti dei geni dopo aver vinto a Sassari non siamo neppure degli asini dopo le tre sconfitte consecutive. Ribadisco che l’equilibrio costituisce un elemento fondamentale per valutare perché squadra e società si devono ancora stabilizzare. A fine anno tireremo le somme e non saremo affatto indulgenti nei nostri confronti se la situazione lo dovesse richiedere».

Vi chiedete mai se la strada intrapresa sia quella giusta?

«Quando si vuol cambiare così tanto e in tempi anche abbastanza rapidi si accetta il rischio al quale si va inevitabilmente incontro. Perché, appunto, il rischio di sbagliare lo devi assolutamente mettere in preventivo oltre che accettare. Fa parte del gioco, del resto».

Svesta gli abiti da dirigente per riprendere quelli a lei ancora cari di ultras. In altri tempi, quando ancora non esistevano i vasi comunicanti tra curva e società non vi sareste fatti “sentire” dopo un paio di sconfitte davvero brutte tipo quelle con Torino e Brindisi?

«Premesso che si deve avere un po’ la visione generale di ciò che sta accadendo, certo che ci stanno prese di posizione ed eventuali critiche. Così come un chiarimento con l’allenatore e i giocatori stessi per manifestare il malcontento. Se ci fosse stato, intendo dire, non ci sarebbe stato nulla di male. Essendo stato “di là”, ora da vicepresidente sostengo che non ci deve essere alcun tipo di sconto nei nostri confronti rispetto al comportamento che si sarebbe tenuto con altre proprietà o personaggi precedenti. Anzi, se c’è qualcosa che non va, il tifoso deve fare il tifoso e la contestazione deve essere fatta anche in tempi più brevi rispetto a prima. Sempre all’insegna del buon senso, che deve restare alla base di ogni rapporto che si rispetti. Semmai, invito i tifosi ad aver fede: servono tempo e pazienza».

L’intervista integrale sull’edizione de La Provincia in edicola martedì 23 febbraio

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