Thomas: «Io, il mister derby?
No, ma mi sono piaciuto»

Il nuovo americano di Cantù ha fatto il botto nella sfida di Varese

Ha fatto il botto domenica sera all’Enerxenia Arena di Masnago, la S.Bernardo Cantù. In particolare, i fuochi d’artificio li ha scatenati Donte Thomas in un ultimo quarto pazzesco da 16 punti (con 3/3 dall’arco dei 6.75), 5 rimbalzi e 26 di valutazione nel contesto di una prestazione complessiva da 21 punti, 12 rimbalzi, 7 falli subìti (8/12 dalla lunetta) per un eccellente 33 di valutazione individuale. Insomma, il 24enne dell’Illinois è stato il principale - anche se non certo l’unico - protagonista del trionfo canturino nel derby contro Varese. Doveroso, dunque, porgergli il “microfono”.

“Mister derby”, che giudizio dà delle sue prestazioni tra Supercoppa e prime due giornate di campionato, dei primi tre quarti a Varese e dell’ultimo quarto a Varese?

Intanto, premetto che dopo un periodo di tempo così lungo senza basket a causa del covid, mi ci è voluto un po’ per riprendermi e per trovare il feeling con le partite vere, reali. Personalmente penso lo stesso valga anche per i miei compagni di squadra. Così, anche se i primi risultati non erano quelli che volevamo ottenere, le prime gare sono servite a tutti noi per conoscerci meglio. Quindi, come ho già detto, credo la Supercoppa sia stata una grande esperienza per apprendere il più possibile, così come le prime gare di campionato.

Ok, ma i giudizi ci cui sopra?

Non mi soffermo per ora sui giudizi, bensì mi piace godermi il momento. Domenica è stata davvero una bella vittoria per Cantù, per la squadra e per i tifosi. È stato fantastico vincere in casa dei nostri rivali. Soprattutto combattendo contro alcune avversità inaspettate che sono insorte a poche ore dal match. Penso che domenica a Varese abbiamo mostrato molto coraggio e lottato contro una buona squadra. Coraggio, sì, ma anche grande lucidità, restando focalizzati sulla partita senza dare peso alle tante distrazioni. Un derby non semplice da vincere e che, nonostante tutto, siamo riusciti a vincere.

Per come ha potuto capire, in Italia si trova meglio a giocare da ala piccola o ala grande?

Mi piace molto iniziare da ala grande, ma non mi dispiace affatto scalare nella posizione di ala piccola. In ogni caso so che il mio essere così versatile può dare alcuni problemi alle avversarie, quindi ovunque scelga di impiegarmi il coach so di poter dire la mia.

Cosa tecnicamente/tatticamente le sta riuscendo meglio e cosa invece ha necessità di essere migliorato?

L’unica cosa che mi rende soddisfatto in questo momento è il mio atteggiamento e l’energia positiva che emetto in campo. Per il resto sento di poter migliorare in molte altre cose: prima di tutto nei rimbalzi - di cui ho un gran bisogno se voglio essere più efficace in area - e anche i nei tiri liberi.

Un giudizio sulla squadra visto che ormai avete giocato una decina di incontri.

Dopo nove partite, inclusa la Supercoppa, penso che abbiamo ancora molto da migliorare e, anche se veniamo da due vittorie consecutive in campionato, dobbiamo continuare a migliorare il nostro gioco e la nostra chimica in campo, che inizia dagli allenamenti.

L’alter ego nel suo ruolo è un giocatore molto esperto come Leunen: cosa pensa di lui e che consigli/indicazioni/suggerimenti le ha dato per agevolare il suo ambientamento sia in campo sia nella vita quotidiana?

Maarty ha un ruolo importante nella squadra, soprattutto essendo il veterano del gruppo ed essendo quello che gioca da più tempo in Italia. È come un giocatore-allenatore, quindi la sua presenza in campo è davvero preziosa. Fornisce sempre suggerimenti e utili indicazioni a me e agli altri miei compagni di squadra. Ha davvero un ruolo enorme sia dentro che fuori dal campo.

C’è un compagno di squadra con il quale ha più legato/fatto amicizia?

Ho un rapporto più stretto con Kennedy, forse perché viviamo nello stesso condominio. Lui è il mio vicino. Ma onestamente ho un ottimo rapporto con ciascuno dei miei compagni di squadra.

Più in generale che organizzazione ha trovato alla Pallacanestro Cantù?

Cantù finora con me non è stata altro che eccezionale. Il club è molto professionale per il modo con cui sa gestire gli “affari” dentro e fuori dal campo, non potrei essere più felice. E i fan sono in-cre-di-bi-li . Adoro l’energia che ci trasmettono. Vorrei che il covid se ne andasse così da poter beneficiare di tutto il loro affetto.

A proposito, preoccupazioni in generale qui per lei per il covid e negli States per i suoi familiari?

Temo per la mia famiglia e per i miei amici che vivono negli Stati Uniti, non lo nascondo. Ma sono certo del fatto che siano al sicuro e che seguano il protocollo giusto durante questi tempi difficili.

Com’è ritrovarsi in un Paese che non è il suo in un momento così tanto difficile a causa della pandemia?

No, non è affatto facile essere in un altro Paese durante questa pandemia, ma come giocatore professionista di basket capisco che questo è il mio lavoro e di certo non mi tiro indietro. In questo momento preferisco fare ciò che mi piace, che fortunatamente è anche la mia professione, piuttosto che non avere un lavoro. Altrimenti non potrei sostenere la mia famiglia.

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