Vitali: «Cantù sta crescendo. Ora serve avere un sogno»

Il neo giocatore della S.Bernardo: «La speranza di tutti è riportarla dove merita»

La specialità della casa? Gli assist, di cui in Italia è secondo solo a Gianmarco Pozzecco. E infatti in questi playoff, ossia da quando è arrivato a Cantù alla vigilia dei quarti, è secondo nella speciale classifica con 4.9 di media a partita, secondo solo a Gherardo Sabatini dell’Ucc Piacenza (6 netti di media) eliminata in semifinale da Scafati.

Ma l’esperienza del 36enne Luca Vitali non può essere quantificata solo in freddi numeri e in una sola statistica. Nel suo contributo alla squadra c’è un dato imponderabile dettato dalla tecnica, dalla leadership e dall’esperienza. Armi fondamentali per affrontare la finale playoff contro Scafati, il momento decisivo dell’anno. Del resto, è stato ingaggiato (anche) per tutto questo.

Prima di tutto, come stai?

Bene nel complesso. Qualche acciacco c’è, sto prendendo un antibiotico per una bronchite.

Insomma, ci risiamo con i problemi fisici che hanno attanagliato Cantù per tutta la stagione?

No, no, tranquilli. Sabato ci sarò, è una situazione assolutamente gestibile.

Meglio così. E la squadra?

Sta bene, soprattutto di testa. Veniamo da due serie contro Forlì e Ravenna che ci hanno dato entusiasmo e consapevolezza nei nostri mezzi. Ma sappiamo di dover compiere un’impresa per provare a vincere contro una squadra forte, che obiettivamente ha un vantaggio grande come il fattore campo.

Che dire di Scafati?

Che è una squadra completa e lunga, prima di tutto. In campionato e nelle serie dei playoff ha dato prova di forza contro tutte le avversarie, reagendo anche alle difficoltà, senza scomporsi più di tanto.

Quanto conterà questo fattore campo, arrivati a questo punto?

È un bel vantaggio, perché loro in casa sono fortissimi e l’hanno dimostrato. Spero anche che il clima del PalaMangano non tolga serenità alla terna arbitrale, ma soprattutto non dovremo perderla noi.

Però, contro Piacenza, Scafati ha rischiato grosso…

Complimenti a Piacenza, che ha disputato un grande playoff. Ma obiettivamente era davvero imprevedibile vedere Scafati fuori dai giochi prima della finale.

In poche parole, Scafati-Cantù è una finale annunciata: quali sono le armi migliori dei campani?

Atletismo e profondità del roster sono le prime cose che saltano all’occhio. Ma i numeri evidenziano anche un’ottima resa nel tiro da 3, con diversi interpreti. In gara 5 contro Piacenza, Scafati ha messo in mostra un bel mix di soluzioni, anche con tante palle giocate all’interno dell’area. E poi c’è una difesa efficace, che mette nelle condizioni la squadra di correre anche in campo aperto e di alzare il numero dei possessi.

Una frase ricorrente, in queste occasioni è “pensiamo soprattutto a noi stessi, più che agli avversari”. Ebbene, come arriva Cantù all’appuntamento più importante dell’anno?

Stiamo crescendo di partita in partita e di allenamento in allenamento. Abbiamo chiuso le prime due serie 3-1 e 3-0, ma sono numeri che in parte nascondono la realtà dei fatti. Abbiamo vinto dimostrando di saper soffrire e, soprattutto, di saper gestire i momenti decisivi, perché alcune partite si sono risolte solo nel finale a nostro favore. C’è una crescita di squadra evidente e che fan davvero ben sperare.

Meglio arrivare alla finale “riposati” come Cantù, che ha chiuso alla svelta le semifinali, o ancora in trance agonistica come Scafati, arrivata a gara5?

Non c’è una regola. Noi abbiamo avuto del tempo per recuperare, loro possono forse sfruttare le ali dell’emotività. Sinceramente, non saprei dire cosa sia meglio.

Giriamola così: a Cantù è servito questo lasso di tempo in più per prepararsi?

Certamente, abbiamo avuto più tempo per recuperare acciacchi, piccoli dolori e per preparare al meglio la serie. Ne avevamo bisogno, la stagione per i miei compagni è stata lunga e logorante per via di piccole e grandi complicazioni.

In carriera, partite così importanti quante ne hai giocate?

Tantissime e se posso dare consiglio, dico che è fondamentale avere un sogno in cui credere. Noi ovviamente ce l’abbiamo e bello grande: riportare Cantù dove merita di stare.

E a un giocatore che punta in lato cosa diresti?

Che per crescere, partite come queste sono un passaggio obbligato. Se un giocatore vuole fare carriera, certe partite in cui servono testa, tecnica e concentrazione sono imprescindibili. E vanno affrontate al meglio delle proprie possibilità.

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