Zaccardini, coach per caso
«Volevo fare il pompiere»

Il 41enne romano trapiantato dal 2006 a Orsenigo, lo vede sulle panchine giovanili dapprima di Cantù e adesso da tre anni dell’Olimpia Milano

Sognava di fare il pompiere, e invece è diventato allenatore di basket nientedimeno che di due società di serie A. «Sono diventato allenatore per caso – racconta Gabriele Zaccardini -. La mia aspirazione durante la scuola infatti era fare il Vigile del Fuoco. Ho prestato lì il servizio militare e ho iniziato a lavorarci».

La storia della carriera cestistica di Zaccardini, 41enne romano trapiantato dal 2006 a Orsenigo, lo vede sulle panchine giovanili dapprima di Cantù e adesso da tre anni dell’Olimpia Milano.

«Sono partito da zero e chi l’avrebbe mai detto che sarei arrivato fin qua – confessa -. Facevo già l’allenatore, ma quello che allora era un ripiego è diventata la mia professione. Ho sempre tenuto i piedi per terra, ho studiato e ho investito su me stesso, e ho avuto la fortuna di allenare in due club così prestigiosi. La speranza è di rimanere in questo ambiente il più a lungo possibile».

Sei anni a Erba di cui il primo condiviso con Cantù («a Erba anni di crescita professionale, che mi hanno fatto conoscere in zona»), quattro a Cantù («chiamato da Lambruschi: con Cantù ho fatto un ulteriore step e la vicinanza alla serie A è stata molto formativa»), una stagione ad Anzio («tramite Della Felba, ma poi la società è saltata»), e infine la chiamata dell’Olimpia dove quest’anno è capo Under 13 e assistente Under 18. Differenze tra Cantù e Milano? «Magari hanno strutture e organizzazioni differenti. Ma entrambe puntano all’eccellenza e alla crescita dei propri giovani. Non vedo grosse diversità».

Tifoso sfegatato della Virtus Roma («un amore a prima vista, ho girato l’Italia al seguito della squadra con il mio striscione dedicato ad Ancilotto») e per uno scherzo del destino, al PalaEur ha conosciuto una tifosa canturina in trasferta che sarebbe diventata sua moglie.

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