Biella: «Sbarco all’Inter, ma resto
a Cantù: il mio cuore è qui»

L’intervista al “signor S. Bernardo” dopo l’accordo con il club nerazzurro

Non si sa se sia più la voglia di brindare al nuovo abbinamento con l’Inter o l’esigenza di spiegare quel che davvero gli passa per la testa su Cantù, e cioè che non l’abbandonerà mai, finché avrà le forze per sostenerla. Anche in presenza di occasioni come questa. Che nella vita, probabilmente, passano via solo una volta.

Da ieri a mezzogiorno, guarda caso tempo di apparecchiare e mandare Antonio Conte in conferenza pre Sassuolo, Antonio Biella è sbarcato sul pianeta nerazzurro. E lo ha fatto grazie a S. Bernardo, di cui è direttore generale, che per questo scampolo di stagione e per la prossima sarà l’acqua ufficiale della Beneamata.

Ma, come spesso accade, c’è il Biella imprenditore, quello che ragiona con i numeri e i bilanci, e c’è il Biella uomo e passione, che ascolta forse prima il cuore della testa. Ecco perché Inter e Pallacanestro Cantù costituiranno un percorso comune, nel quale il Biella imprenditore e tifoso metterà tutto se stesso.

Cominciamo dall’uomo abituato a far di conto. Perché e per come di questa scelta?

Perché per un brand come il nostro c’è sempre un momento per differenziare. E nel calcio eravamo solo con Como 1907, in Lega Pro, e Riozzese Como, tra le donne.

Però il salto è bello importante, converrà con noi...

Ci mancava la serie A. E questo è anche un anno particolare, dove magari non sempre si vende e si acquista a listino e quindi qualche opportunità può arrivare anche in corsa. Ho ragionato parecchio su un’operazione del genere e sono arrivato alla conclusione che non si poteva non fare.

E perché?

Perché l’Inter è un brand internazionale e il calcio un veicolo unico di pubblicità per la grande visibilità e l’interesse che muove. E poi...

E poi?

E poi nel nostro anno e qualche mese (questi che mancano a fine stagione) di accordo, in questo qualche mese può avvenire qualcosa di grande e di storico.

Non starà mica pensando allo...?

Scudetto, sì penso allo scudetto. Credo che sia la volta buona. Ho visto e fatto tabelle, non manca tantissimo. Mi piacerebbe tantissimo, invece, scrivere la storia con questa squadra.

Par di capire che, come nel caso di Cantù, qui a ragionare e parlare sia il Biella tifoso...

Ovviamente. E scegliere di entrare nel calcio perché è il calcio è una cosa bella, d’immagine e arricchente, ma anche divisiva, come mi è già successo nelle prime ore seguenti l’annuncio. Nella patria dei Guelfi e Ghibellini, bisogna aspettarsi tutti i commenti da chi magari interista non lo è e questa scelta non me la lascia passare.

Ma un abboccamento, e ne scrivemmo, ci fu anche l’anno scorso, quando alla ripresa post pandemia Lukaku e compagnia bevevano Acqua S. Bernardo a nastro.

Vero, ma quello fu un semplice accordo di fornitura. Da lì, però, iniziarono i contatti con la società nerazzurra perché si potesse arrivare a qualcosa di più. Diciamo che fino all’altro giorno domanda (loro) e offerta (mia) sono state sempre discretamente lontane.

Poi?

Poi, come detto, le cose possono cambiare repentinamente e trovarti a vedere passare certi treni che non puoi non prendere al volo...

È successo quando?

Il giorno di Pasqua, quando mi è arrivato l’accordo da sottoscrivere. Allora, ho messo in azione mia figlia che ha cominciato a scansionare pdf e ho firmato.

Cosa la lega all’Inter, al di là di quanto è successo ora?

Una lunga tradizione di famiglia, con io che rimango legato molto a un calcio più romantico e meno spettacolare, in tutti in sensi, di quello di oggi. La nostra Inter è quella che andò a vedere papà vincere la Coppa dei Campioni, con Corso, Mazzola, Jair, Suarez e Facchetti.

Ora, innegabilmente, questo accordo le darà una dimensione più internazionale. Con la i minuscola.

È il salto di qualità che ci eravamo messi in testa di fare e che chiude un primo cerchio con il Festival Internazionale del Tartufo e il Salone del Mobile.

Eppure con il calcio avevate già del vissuto, l’anno scorso con la maglia della Sampdoria.

Bellissima esperienza e grande soddisfazione. Lo ripeto: la visibilità che dà la serie A è incredibile.

Vero che a inizio stagione avete rifiutato la maglia dell’Hellas Verona?

Vero che non si è concretizzato nulla. Nelle mie scelte conta molto anche la base territoriale. In Liguria siamo tra i marchi leader, a Milano in grandissima espansione, lì saremmo stati davvero fuori dai nostri confini.

E, a proposito di scelte, ci sono da tranquillizzare una tifoseria e un ambiente: li tranquillizziamo?

Eccome. A Cantù e alla Pallacanestro Cantù dormano tutti sonni tranquilli.

È quello che volevamo sentirci rispondere...

Sia ben chiaro una volta per tutte: io della Pallacanestro Cantù sono tifoso, primo sponsor e componente del consiglio di amministrazione. E questo dà il mio senso di appartenenza. Al pari che mi chiediate di scegliere tra mamma, moglie e figlia. Non si può. Anche nell’Inter il ruolo è importante, ma è solo uno dei tre: sono contento, stra contento e lo sarò ancora di più se riusciremo a festeggiare.

Quindi in definitiva...

In definitiva, S. Bernardo per Cantù c’è e ci sarà sempre, almeno fin quando le nostre forze ce lo permetteranno. Per me, anzi per noi, questa è una storia di passione. Ancora di più, di amore. Un amore che non sarà mai messo in discussione. Chiaramente, da imprenditore, non posso essere così cieco da non guardarmi in giro e approfittare di situazioni professionali e di business.

Ha sentito l’esigenza di doverlo annunciare a qualcuno di Cantù?

Non ce n’era bisogno e non c’è stato nemmeno il tempo materiale. Anche per una sorta di spavento mio personale, perché in questi mesi tantissime volte siamo arrivati a un passo dalla firma con l’Inter e poi tutto sfumava. Stavolta, per evitare di passare per gradasso e di vendere la pelle dell’orso prima di averlo preso, ho preferito tenermi tutto per me.

Reazioni in società, intesa come Pallacanestro Cantù?

Nessuna in particolare, ma immagino siano tutti orgogliosi del fatto che lo sponsor abbia potuto investire così in alto in altro sport. Lo ribadisco, gli scenari miei non cambieranno e indipendentemente dal fatto che si abbia ancora contratto.

Ci salviamo?

Io ci credo ancora. Si tratterebbe di un miracolo, ma ce la possiamo fare. Chiaro che la tegola del Covid a noi è pesata in maniera determinante. Due volte, poi... E con l’ultima che ci ha pure portato via il giocatore con più punti nelle mani e i primi due allenatori.

Ormai ha deciso di seguire le partite dalla curva Eagles?

Mi portò bene la prima volta con Varese, allora sabato, dopo il primo tempo, ho deciso di riprovarci.Non vi nego che da lì la partita si veda molto bene, ma gli Eagles stiano tranquilli: sono i legittimi proprietari del posto e non vedo l’ora di lasciarglielo nuovamente. E prima possibile, si potesse.

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