Ardito: «Allenare il Como?
Un sogno, ma non sono pentito»

Il grande ex ora è alla guida del Seregno: «Non ce l’ho con nessuno, ma in quell’ambiente non c’erano i presupposti»

Dalla serie D poteva cominciare un anno fa la prima esperienza di Andrea Ardito da allenatore di una prima squadra. Succede invece un anno dopo. E non è il Como, come poteva essere, ma il Seregno. Che del Como potrebbe essere avversario, incrociando così nuovamente il destino dell’ex capitano.

Andrea, come va?

Molto bene. Sto preparandomi con grande entusiasmo a questa mia prima esperienza. E devo dire che ho trovato l’ambiente giusto. Un bel gruppo di giocatori e una società con cui lavoro serenamente. Mi sento pronto.

Anche se i Dilettanti non sono stati propriamente il tuo ambiente naturale sinora...

In verità avevo cominciato proprio dalla serie D, con il Camaiore, quando ero giovane, era il 95-96. Allora però sì che c’era differenza, ci si allenava quattro volte la settimana, i calciatori facevano altri lavori, era davvero un’altra cosa. Oggi non c’è grande differenza con le categorie superiori per quanto riguarda i metodi di lavoro. Certo, non tutte le piazze sono prestigiose e importanti, come può essere quella di Como. Ma non importa, preferisco guadagnare qualcosa di meno e avere anche obiettivi più semplici, ma stare in un ambiente che rispecchia i miei valori.

Un riferimento alla vicenda dell’anno scorso?

Una riflessione in generale, sono sempre stato così anche da calciatore. Per quanto riguarda il discorso del Como, è tutto molto semplice. E tengo a precisare che non ce l’ho con nessuno, come non ce l’avevo un anno fa. Ma nel giro di pochi giorni ho capito che sarebbe stato inutile cominciare un lavoro che non mi convinceva, non coincideva con le mie idee, non c’era il feeling giusto con la società. E tra l’altro quando ho deciso di dire di no era fine luglio, un momento in cui rischiavo anche di restare senza lavoro. Ma è stato giusto così. E confermo che è stata una mia decisione, e proprio per questo non mi è mai passato per la testa di fare polemiche.

Non ci hai mai ripensato, non ti sei mai pentito?

Per mia fortuna sono una persona che pondera bene quello che fa. Quindi no, nessun ripensamento. Anche se sapevo di rinunciare a un sogno, perchè allenare il Como per me lo era. Per di più con me sarebbero rimasti altri miei ex compagni, poteva essere una bella cosa. Ma non c’erano i presupposti, e in un ambiente che mi ha dato così tanto, e da cui ho ricevuto così tanto, non avrebbe avuto senso, non sarebbe stato giusto mettere le mie esigenze davanti a tutto il resto.

Che tipo di allenatore è mister Ardito? E come farà giocare la sua squadra?

Uno che punta molto sul gruppo, sull’unità e la solidità dello spogliatoio. Tutti gli allenatori hanno l’idea di riuscire a far giocare bene le loro squadre, e ce l’ho anche io. Ma la prima cosa è crearla subito una squadra, nel senso pieno del termine. E io qui a Seregno credo di essere sulla buona strada.

Nel girone potrebbe esserci il Como...

Ma avremo comunque obiettivi diversi. Noi dobbiamo pensare a salvarci, il Como a vincere. E se sarà, sarà da una parte una partita difficile per noi ma dall’altra entusiasmante ed emozionante per me come nessun’altra.

Che ne pensi di quello che è accaduto al Como?

Non c’è molto da pensare, purtroppo c’è solo da augurare che finalmente queste disavventure finiscano. Non è importante che arrivi lo sceicco che ti porta in Champions, è importante che ci possa essere la possibilità di dare continuità al lavoro. E il Como in questi anni è stato molto sfortunato.

Lilliana Cavatorta

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