Arrigoni: «I playoff di Cantù?
Non sono compromessi»

Il consulente tecnico dell’Acqua San Bernardo: «L’importante è che però si faccia tesoro dell’accaduto con Trieste»

Bruno Arrigoni, di recente nominato consulente tecnico della Pallacanestro Cantù, resta il porto più sicuro al quale attraccare quando le condizioni del mare sono tali da non garantirti certezze. E così ci siamo rivolti alla sua saggezza, oltre che alla sua sconfinata conoscenza del mondo del basket, per tentare di comprendere ciò che è accaduto domenica all’Acqua San Bernardo.

Letteralmente dominata in casa da Trieste che le stava dietro in classifica. La formazione forte di sette vittorie consecutive si è ritrovata sin da subito in balìa dell’avversaria smarrendo all’improvviso le proprie sicurezze.

Che è accaduto, dunque, sul far della sera al PalaBancoDesio?

Anzitutto che una Trieste esemplare si è resa protagonista di un’eccellente prestazione anche perché è squadra di livello tecnico importante. All’inizio ci ha spaccati in due con il contropiede perché Dragic è proprio una lama che va a cento all’ora e loro sono stati bravi a farlo correre.

Vero, però poi Cantù gli ha preso le misure.

Sì, quest’arma gli è stata spuntata, ma loro hanno continuato a giocare con molta consapevolezza e tanta attenzione. Quella stessa attenzione che invece è mancata da parte nostra. Se dopo la partita con Bologna avevo dichiarato che i giocatori erano stati tutti sul pezzo, ovviamente ognuno a modo suo, sempre concentrati su ciò che era stato preparato e su come eseguirlo, stavolta non ho visto nulla di tutto ciò. E noi abbiamo giocato in maniera sciatta. Uno era libero e tirava, ma non è così che funziona. Aggiungo, altresì, che Trieste è una squadra tossica da affrontare. E avrei un’ulteriore considerazione.

Avanti.

Il loro coach, Eugenio Dalmasson - del quale non nascondo che sono molto amico e per il quale ho stima professionale e simpatia umana - è lì da otto anni e già questo sta a significare qualcosa. Inoltre hanno un nucleo storico di giocatori - una sorta di zoccolo duro - al quale ogni anno hanno aggiunto qualcosa. Da ultimo Dragic, uno di livello da Eurolega per capirci.

Insomma, c’è un progetto che si porta avanti da tempo e una coesione che tanti altri non possono permettersi.

Già con Pesaro, tornando alla San Bernardo, si era però notato un calo alla voce “attenzione”.

Loro avevano trovato il modo di mettere in difficoltà Jefferson e questo si è ripercosso su tutto il rendimento offensivo della squadra, ma abbiamo trovato in seguito le contromisure per riuscire a portare a casa la partita. Ora c’è forse che dopo tante partite vinte a qualcuno sia calata la concentrazione ritenendo che sia tutto facile quando invece di facile c’è proprio nulla.

La sconfitta comunque non pregiudica i playoff.

No, ma a patto che si faccia tesoro dell’accaduto.

Ampliando l’orizzonte, ora Milano deve temere di non chiudere davanti a tutti la regular season?

Non credo proprio. Milano sta vivendo settimane di fuoco in Eurolega ed è più concentrata lì che sul campionato. Eppure non la ritengo attaccabile.

Venezia la sua unica antagonista?

Sì, la Reyer resta la sola avversario dell’Armani per qualità e profondità di organico nella prospettiva di giocare delle serie lunghe nei playoff.

Milano, Venezia e chi altri al momento può avere legittime aspettative di playoff?

È tutto in fieri perché ci sono ancora troppe partite concorrenziali con scontri diretti all’ordine del giorno. Certo che a Cremona faranno un gran comodo i due punti strappati proprio domenica a Milano.

E delle quattro in lotta per la salvezza chi è messa peggio?

La sfida dell’altra sera tra Pistoia e Reggio è stata veramente drammatica e dopo questa sconfitta la squadra toscana è quella che si ritrova più in difficoltà. Ma nulla è già scritto né definito, anche perché - comprendendo Pesaro e Torino - si tratta di squadre tutte ben allenate che potrebbero cambiare ancora dopo il ricorso al mercato. E poi restano da giocare sette giornate, in pratica una vita.

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