Banchini: «Como, attenzione
La Pistoiese è squadra esperta»

Domani l’anticipo serale in C, parla il tecnico degli azzurri

Dimenticare il Renate? Dimenticare le due sconfitte? No, anzi, ricordarsele bene. Non ci pensa proprio Marco Banchini a metterci una pietra sopra. Perché «sono molto arrabbiato ancora adesso». Non tanto per gli episodi discussi della partita di Meda, quanto perché «pur subendo interferenze esterne negative come le decisioni dell’arbitro, noi siamo comunque riusciti a tenere in pugno la partita, a mettere in difficoltà il Renate, Diana ha dovuto cambiare le cose più volte, i nostri avversari hanno tirato in porta per la prima volta in occasione del rigore. Abbiamo subìto un’espulsione che ho trovato ingiusta, e nonostante questo stavamo riuscendo a vincere giocando bene».

Arrabbiato per il rigore, quindi? «Un rigore del genere in serie A, durante Torino-Lecce, dopo sei minuti di analisi al Var non l’hanno dato. Ma non giudico l’arbitro, mi fa arrabbiare il fatto che siamo stati noi a metterlo nelle condizioni di sbagliare ancora. E in quel momento non andava fatto, quella trattenuta non doveva esserci, così come una volta che loro hanno pareggiato, non esiste che si faccia un altro errore. Alla fine il colmo è che il regalo al Renate gliel’abbiamo comunque fatto noi, pur in una giornata di eventi contrari, noi avremmo potuto vincere lo stesso, perchè la squadra ha giocato bene, gli equilibri e le dinamiche tra reparti funzionavano, il gol di Gabrielloni checché ne dica Diana era regolarissimo, abbiamo perso solo per errori individuali che in quei momenti della gara non vanno commessi».

Chiuso dunque il capitolo polemiche e vittimismo, e quello dei riferimenti all’anno scorso.

«Io ho solo detto che con questo arbitro evidentemente noi non siamo fortunati. Marano? Credo sia stato anche un po’ il capro espiatorio visto che erano in tanti a protestare. Io difendo sempre i miei giocatori, ma quando l’arbitro prende una decisione basta, parlare è solo inutile. Emotività e nervosismo vanno eliminati».

E dimenticati subito perché adesso ci sono tre partite da giocare in otto giorni, a cominciare da quella con la Pistoiese, «una squadra difficile da affrontare, cerca di far giocare male l’avversario, non ha un’idea precisa di gioco, squadra attendista che lavora soprattutto sulle seconde palle, ha notevole esperienza in serie C», categoria a cui il Como forse deve ancora del tutto abituarsi.

«Ma tutto passa dal lavoro, è l’allenamento che ci continua a dare entusiasmo, siamo pronti, l’ho visto anche nell’amichevole con l’Inter, contro giocatori di grande qualità, i ragazzi non sfigurano, se la cavano bene. Il gol preso negli ultimi minuti per due partite di seguito? No, non c’è un legame: con il Monza eravamo comunque in area in nove, eravamo tutti lì per riuscire a guadagnarci il punto, domenica non è andata così, non c’è stata la stessa attenzione».

In ogni caso, è bene ora non portarsi il peso psicologico di due sconfitte, «e non lo faremo, anche perché nessuno ci ha mai messo sotto sul piano del gioco. Perché la squadra, episodi di domenica a parte, in queste quattro partite a me è sempre piaciuta».

Qualcosa nella formazione certamente cambierà, «e come sempre deciderà l’allenamento durante la settimana, non certo gli errori singoli della partita precedente». A centrocampo al posto di Marano ballottaggio tra Celeghin e H’Maidat mentre in attacco, assente Miracoli, si candida per un posto anche Gatto.

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