Bradaschia, ecco il trasformista
«È perché dove mi mettono, sto»

Ha cambiato diversi ruoli ma ha saltato una sola partita (per squalifica) su 19.

Daniel Bradaschia, l’onnipresente. O quasi. Una sola volta, da che la stagione è cominciata, è rimasto fuori. A Inveruno, ma solo perché era squalificato. Pochi come lui possono raccontare minuto per minuto quello che è accaduto in pochi mesi qui a Como. Dal primo giorno, quando ad Arona ancora non si riusciva ad arrivare a una squadra di undici possibili titolari, a oggi, con una squadra in grado di correre per la vittoria.

«All’inizio praticamente ero il più vecchio. Oggi fortunatamente ci sono diversi giocatori più esperti di me. Sono cambiate giorno per giorno tante cose, direi tutte in meglio, facendo un passo alla volta. Era normale che sarebbero arrivate delle difficoltà, non era così scontato superarle tutte. Io credo che l’evoluzione sia stata soprattutto mentale. Ora la squadra è compatta, i giovani hanno preso fiducia, abbiamo capito tante cose. Compreso il fatto che questo campionato si può vincere».

«Sempre nuovi soluzioni»

È successo anche, però, che ora tutti sembrano aver trovato meglio il loro posto in campo. E lui è proprio uno di quelli che ha dovuto stare dove c’era bisogno, partito da punta centrale ha vissuto tutte le evoluzioni di un attacco che ancora, con l’arrivo di Meloni, potrebbe trasformarsi.

«Sinceramente, per come sono io, dove mi mettono sto, l’importante è giocare. Certo, mi piace muovermi, mi piace l’uno contro uno, e se posso fare cross e assist sono più contento. Ma è anche importante saper fare quello che in quel momento c’è bisogno. Siamo passati dal 4-2-3-1 al 4-3-3 al 3-5-2, ora abbiamo trovato questo assetto che per le nostre caratteristiche è quello che ci serve di più. Ma siamo stati comunque bravi a trovare soluzioni in ogni situazione, anche in attacco. E ora con Meloni ne troveremo di nuove».

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