Bucarelli colonna di Cantù. «Ma ogni stagione riparto da zero»

Pallacanestro Umiltà e impegno per “Lollo”, presente dal primo campionato post retrocessione. Su Sacchetti: «Il coach parla poco e dice sempre cose giuste». Sui compagni: «Tutti collaudati e forti»

Ghiaccio sulle ginocchia, per qualche dolorino – nulla di grave, acciacchi da inizio preparazione – e per battere il gran caldo sotto il tendone del PalaBlackCourth, teatro della preparazione della Pallacanestro Cantù.

Allenamento per dare il massimo

Lorenzo “Lollo” Bucarelli è, del gruppo, certamente non il più vecchio anagraficamente parlando, ma per presenza a Cantù. Lui e Stefan Nikolic sono infatti gli unici reduci dalla prima stagione post retrocessione, per entrambi sarà terza consecutiva a Cantù: una stagione importantissima, in cui l’obiettivo è sempre lo stesso, ma le attese se possibile ancora più alte.

In un lago di sudore, Bucarelli a fine allenamento è soddisfatto: «Con il preparatore abbiamo svolto un’ottima prima settimana, facendo le cose con calma e senza fretta.

Poi tante cose le conosciamo già: è il bello di giocare tanti anni in un certo posto, perché non c’è il famoso periodo di ambientamento, è una fase significativa che si salta».

Terzo anno consecutivo nella S.Bernardo, vorrà pur dire qualcosa: «Quando stai per molti anni in un posto, specialmente nello sport e ancora di più nel basket, significa che principalmente che qualcosa di buono hai combinato. Certo, non si può vivere sugli allori: ogni volta devi dimostrare il tuo valore, ogni volta si riparte da zero. Mi piace la Formula 1: in quel mondo si dice “vai forte come l’ultima gara che hai corso”, che si adatta anche al basket. Quindi, concentriamoci sul nuovo anno».

Un anno fondamentale, si diceva. Dopo due anni amari per come si sono conclusi, le aspettative di certo non mancano: «Le aspettative, se si prendono per il verso giusto, è bello averle. Significa che siamo giocatori di buon livello a cui chiedere di vincere non di vivacchiare. Ovviamente tutto va poi confermato sul campo, che resta sempre l’unico giudice».

Burns, Cesana e la squadra

Primo obiettivo, voltare pagina dopo la semifinale persa contro Pistoia: «L’ha persa la squadra, nessuno ha colpe specifiche. Ma ora siamo punto e a capo, il passato non conta. Se parti con la delusione parti male e non serve pensarci. Ripartiamo da un gruppo bello e sorridente, c’è una bella aria positiva. E ripartiamo da Sacchetti, un coach che parla poco ma dice sempre cose giuste».

Un coach che ha avuto un peso nella sua decisione di rinnovare con Cantù: «Ho capito cosa vuol dire giocare con un coach che ti dà fiducia anche nelle difficoltà. Certe sue frasi mi hanno sbloccato, senza paroloni: la sua presenza è stata fondamentale». La nuova squadra gli piace: «Sono tutti giocatori collaudati. E forti. Parliamo dei nuovi: Burns è un giocatore di A e si vede nell’approccio quotidiano, con Cesana ci conosciamo da quando abbiamo 15 anni in Nazionale, in lui vedo lo stesso entusiasmo, così come in Nwohuocha. I due Usa mi sembrano super inquadrati e molto seri».

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