Gattuso pronto per la B
«Non abbiamo timore»

«Obiettivo salvezza, dobbiamo consolidare la categoria. Società seria e affidabile: visto il mercato?»

Giacomo Gattuso sfodera una invidiabile serenità. Ha le idee chiare, e lo dimostra ogni giorno del ritiro azzurro, con lunghe riunioni con lo staff, e con scelte (come quelle delle amichevoli al mattino) che sono sintomo di perfezionismo. Seduto su un divano dell’Hotel Palace, l’allenatore-bandiera sfodera tutto il suo entusiasmo e ci guida in questo primo viaggio nelle emozioni sue e della squadra, alla vigilia di una stagione in qualche maniera storica: in serie B, e con una società alle spalle che ha tutto per fare le cose seriamente.

Buongiorno Jack.

Buongiorno.

Come ci si sente da allenatore di serie B?

Benone. Stiamo tutti lavorando duramente per una stagione che sarà emozionante e soprattutto bella da vivere.

Il Como in B, con qualche legittimo dubbio: società nuova, proprietà non abituata a questo campionato, lei stesso quasi al debutto.

Sì, ma se non ci fosse una evoluzione, troveremmo sempre le solite persone negli stessi posti. L’importante è che qui ci sia un progetto molto solido. E non solo a parole, anche nei fatti.

Le prime mosse di mercato indicano che la società cerca di non correre rischi e non vuole fare scommesse. Scaglia, Ioannou, lo stesso Chajia, seppur giovane, sono elementi che hanno già una certa esperienza.

Il mercato della società è lì da vedere. L’obiettivo è quello di avere due uomini per ruolo, e indicativamente alternative all’altezza, non un titolare e una riserva, ma tutti con un certo pedigree. Poi, certo, ci può stare anche il giovane di talento. Ma la serie B è un campionato difficile, se sbagli ti castigano e chi parte male poi difficilmente recupera. Il mercato dice che la società vuole costruire subito una squadra credibile.

Obiettivo?

La salvezza. La prima mossa è quella di consolidare la categoria, per poi sviluppare il progetto. Piccoli passi, ma ben fatti.

Quanti giocatori mancano all’appello?

Due esterni, un centrocampista centrale di personalità ed esperienza, due esterni e tre punte. Più o meno.

Nomi?

Sono evidentemente al corrente di trattative, ma vi dico anche che io ho fornito alla società le caratteristiche dei giocatori che mi servono, poi sono loro a cercarli. Io mi fido. Ciecamente. È un lavoro di equipe.

Caratteristiche dei giocatori che cercate?

Il centrocampista di qualità, di personalità e di esperienza. Un esterno che sappia accentrarsi e uno che salti l’uomo in fascia, una punta centrale, uno che gli giri intorno e un giovane. Più o meno così.

Che modulo ha scelto?

Il 4-4-2 leggermente avvantaggiato sul 4-2-3-1.

Gatto che ruolo farà, nel 4-4-2?

L’esterno, non la seconda punta. Poi lui sa accentrarsi.

La B spaventa?

No. Per un allenatore non cambia molto, è solo più stimolante. Per i calciatori, si alza il livello tecnico: se sbagli sei punito.

Che vacanze sono state?

Ho fatto due settimane a Rimini, con la famiglia, rilassandomi e studiano un po’ del lavoro che avrei dovuto poi fare.

Quante volte a Novara era subentrato?

Quattro. Due volte in C e due volte in B.

Non c’è mai stata la possibilità che venisse confermato in panchina?

Una volta sì, ma poi non se ne era fatto nulla.

Avrebbe accettato?

In certe condizioni, sì. E quella volta avrebbero potuto esserci. Come ho spiegato più volte, avevo trovato un ruolo a Novara dove il mio lavoro veniva valorizzato e non dipendeva solo dai risultati. Non mi interessa la gloria personale o il successo da sbandierare. Mi piace che il lavoro dia frutti alla lunga e non venga messo in discussione magari per un palo al 90’.

Adesso a Como però è successo.

A Como si è ricreata la situazione di Novara. Qui, prima di un allenatore, sono un uomo società. Partecipo al progetto, siamo una squadra. Se le cose non dovessero funzionare, tornerei in seconda linea senza problemi. Ma sarà un lavoro di equipe.

Quando ha deciso di accettare? O quando è cambiato il suo approccio?

È stata una cosa graduale. Avrei dovuto allenare per due partite sole, poi ne abbiamo aggiunte altre cinque. La partita che mi ha fatto scattare qualcosa è stata Grosseto-Como. Lì, la risposta della squadra alle avversità, la voglia di ribattere colpo su colpo, di segnare un gol in più degli avversari,mi aveva colpito e mi aveva convinto che si stesse costruendo qualcosa di speciale. Lì ho cominciato a credere che avrei potuto andare avanti. Ma confermo una cosa.

Quale?

Che la spinta più forte è stata quella di cancellare la famosa storia di Novara, quella in cui io, allenatore del Novara spinsi il Como in C2. Quella cosa mi ha sempre pesato, e il fatto che potessi cancellarla, che potessi restituire alla storia ciò che avevo tolto al Como, è stata la spinta decisiva.

Sente entusiasmo attorno al Como?

Lo chiedo io a voi. Qui non si capisce.

Il prossimo weekend sono previsti tanti tifosi in trasferta: l’entusiasmo c’è.

Sono contento. L’anno scorso senza i tifosi è stata una stagione monca. Speriamo che la gente possa tornare allo stadio

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