Il Como e il tesoretto azzurro

In attea dell’asta, se c’è una cosa positiva rimasta dopo il fallimento della società, questa è il settore giovanile. Con grandi risultati

Un patrimonio in crescita, da salvaguardare. Per il presente e per il futuro. E soprattutto da non disgiungere mai dal resto, né ora che il Como in vendita né quando un nuovo proprietario prenderà in mano le sorti della società e partirà con nuovi programmi. Se c’è una cosa positiva rimasta dopo il fallimento della società, questa è il settore giovanile. Cresciuto in questi anni fino a portare già giocatori in prima squadra, «che poi è l’unico vero traguardo che conta», sottolinea il responsabile del vivaio, Giancarlo Centi. «Non abbiamo paura, non siamo preoccupati», dicono in coro lui e il suo braccio destro Roberto Galia, quest’anno anche allenatore della Berretti. Ma da tremare un po’ c’è se si pensa che fino al momento in cui il Como non avrà un padrone tutto il buon lavoro di questi ultimi cinque anni rischia di essere cancellato.

Nove squadre, duecento giocatori. Il patrimonio del settore giovanile ha avuto un incremento notevole sotto tutti i punti di vista in questi cinque anni. Nei numeri, raddoppiati rispetto alla gestione societaria precedente. E nella qualità, con il vivaio ripreso in mano direttamente dalla società, che ha richiamato a sé tutti i grandi nomi del suo passato più o meno recente, da Favini e Massola a Centi, Galia e Fontolan. Ora nel settore giovanile del Como lavorano e collaborano a vario titolo oltre 50 persone. I risultati sono inequivocabili: nella classifica delle 60 società di Lega Pro, che tiene conto dei campionati Nazionali Berretti, Allievi (Under 17) e Giovanissimi (Under 15) il Como è secondo solo alla Reggiana, che però ha più squadre. E anche nei vari rispettivi campionati ogni squadra del Como sta primeggiando. Ma soprattutto, i ragazzi stanno arrivando in prima squadra, dopo anni che non accadeva.

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