Ludi racconta i suoi anni
da leader del Novara

«A 21 anni avevo detto a mio padre che avrei smesso per continuare a studiare, invece la mia carriera cambiò»

Per lui non è una partita normale. Non potrebbe esserlo, dopo 11 anni da giocatore e 3 da dirigente al Novara. E non anni banali: con un grande salto dalla C alla A che (noi lo sappiamo bene) resta indelebile nella storia di una squadra, di una società e di una tifoseria. Carlalberto Ludi, difensore centrale, poi capitano, poi resposabile settore giovanile, poi direttore sportivo, guarda a questa partita come un boccone amaro da mandar giù. Tanto è vero che ha deciso di non parlare con i giornali di Novara. Per non rinfocolare vecchie polemiche sull’epilogo amaro e le dimissioni da ds. «Sono sereno. Casa mia adesso è Como, un progetto nel quale mi trovo a meraviglia.. Certo non posso guardare a Novara come una partita normale.

Visto che...?

«Visto che, ad esempio, ha evitato che smettessi di giocare a calcio. A 21 anni avevo detto a mio padre che avrei smesso per continuare a studiare. Avrei giocato solo in provincia di Parma, dove abitavo, per hobby. Lui insistette, andai a Montevarchi e lì mi notò il Novara che mi arruolò».

Sul giornale di domani l’intervista del ds azzurro.

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