Paratutto Facchin: «Conta
soltanto il bene del Como»

Protagonista della gara contro il Lecce «Con il ritorno di Gori succederà quel deve accadere e ciò che serve alla squadra è la cosa più importante»

A Davide Facchin non piace troppo parlare. Perchè, dice, «un portiere deve solo pensare a parare». Ma quando ci vuole ci vuole. E il portierone del Como sa che questa volta è una di quelle, dopo la grande prova di domenica contro il Lecce.

Facchin sta vivendo una stagione che lui stesso aveva scelto di vivere facendo un passo indietro, «non è mai stato un segreto, anzi sono stato anch’io un po’ complice di questa scelta. Con lucidità e onestà, sapevo di poter essere una scommessa per la B».

Scommessa vinta

Una scommessa vinta, però. E non solo per le parate contro il Lecce. Perché il suo percorso - cominciato a metà del derby con il Monza, proseguito nella partita contro il Parma in cui confessò di essersi emozionato per aver incontrato da vicino Buffon, e da lì mai più interrotto - è stato un crescendo di prove convincenti.

In cui ha saputo convincere anche chi non era convintissimo del suo valore. «L’anno scorso mi sono preso spesso anche critiche che non meritavo, ci sono stati periodi in cui ogni gol che si prendeva sembrava fosse colpa mia. In fondo mi sta anche bene essere giudicato, significa che da me ci si aspetta tanto. Ma sono il primo io a capire quando sbaglio, e a volte le critiche non sono state leali».

Acqua passata, a questo punto. Perché da qualche mese a questa parte c’è proprio poco da dire. «Sono stato criticato per il gol preso contro il Parma, e lì colpe non ne avevo. In realtà, la rete che più mi ha dato fastidio prendere è stata quella con la Reggina, non tanto per colpa mia, ma per la follia dell’avversario, che ha scelto di attaccare verso il fondo e non verso il centro, come nove volte su dieci succede. Un gol preso per una strana casualità, non per un errore».

Di contro, ci sono tanti gol evitati, e non solo con il Lecce. «Contro la Reggina la parata più bella, quella più difficile invece con il Crotone su una palla bassa forte, sul primo palo. Con il Lecce quella su Coda dal corner, non è stata né la più bella né la più difficile, ma la più importante».

Cose che in fondo Facchin non si aspettava più di dover vivere, non con questa intensità. «No, è vero. E devo dire che in un certo senso sono sorpreso, per quanto io mi sia sempre allenato ogni giorno con l’intensità e l’impegno di chi deve andare in campo sempre».

E ora in tanti si chiedono che cosa succederà quando Gori tornerà in forma. «Succederà quello che deve succedere, il mio presupposto resta sempre lo stesso. Io non gioco nella Facchinese, gioco nel Como. E quello che serve il Como è la cosa più importante. La mia scelta di vita è stata ed è molto chiara, non ho più l’età in cui si mette davanti sé stessi e la propria carriera, io adesso in testa ho altro, nel senso che mi sono messo a disposizione della società. Il che non significa che non sia felicissimo di quello che sto facendo».

Il video profetico

Nel divertente video di Natale c’è uno sketch profetico, lui che vuole appendere i guantoni e i compagni che gli dicono che non è ancora il momento... «davvero, è stata veramente una profezia. Ma io non credo nella fortuna o nella sfortuna, ognuno alla fine ha quello che riesce a meritarsi».

Però, attenzione... «che cosa ho pensato sul rigore di Coda? Che non sarebbe stato giusto se avesse segnato. Io non mi sono buttato dalla parte giusta, ma è stato meglio così, perché se no non sarei arrivato sulla ribattuta. Questa effettivamente sì, questa è fortuna». Meritatissima.

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