«Tranquillo Como, è tutto aperto»

PersonaggioL’ex capitano azzurro è appena tornato ad allenare nei dilettanti la formazione dell’Alta Brianza: «Questo è uno dei tornei più difficili che io ricordi, la classifica è cortissima e le squadre sono ancora in gioco »

Como chiama Andrea Ardito, Andrea Ardito chiama Como; certi legami sono indissolubili, sono imperituri e non smettono di essere tali anche a distanza di anni.

Quello del tecnico dell’Alta Brianza con la città di Como è uno di quei rapporti scolpiti nella pietra: 9 anni da giocatore e 3 da allenatore non si dimenticano facilmente, soprattutto per chi ha fatto – e fa – del rapporto con una piazza e con una tifoseria un dogma che va al di là dei contratti e del denaro. Per spiegare l’affetto che lega Como e Andrea Ardito bastano poche parole: «Stavo andando a parlare con l’Alta Brianza, mia attuale società, e sono passato da Orsenigo. La mente si è subito affastellata di ricordi, vedere il centro dove mi sono allenato per anni in quelle condizioni mi ha fatto piangere il cuore, ma al contempo ho ripensato al mio primo approccio con il Calcio Como».

Cuore

Del resto, basta parlare con Ardito per capire quanto per lui il calcio sia ancora contraddistinto da un aspetto sentimentale, da una sana e rara passione. Due gli esempi emblematici in tal senso: «Da bambino ero tifoso del Pisa e mai nella mia carriera, nonostante le chiamate ricevute, non ho mai pensato di andare a giocare nel Livorno, nemmeno in Serie A». E ancora: «Nel 2020 ero stato designato come allenatore del nuovo Varese in serie D, ma per rispetto delle due piazze ho preferito declinare l’offerta. I tifosi del Varese non si meritavano una bandiera del Como in panchina, viceversa quelli del Como. Non ero la persona giusta, per me è stata una scelta spontanea rifiutare».

Calciatore, capitano, bandiera e ora allenatore. Da poche settimane, infatti, Andrea Ardito è il mister dell’Alta Brianza, ambiziosa formazione di Tavernerio, neopromossa in Eccellenza (girone B): «Siamo partiti bene, 4 punti in due partite è un buon bottino. La squadra aveva palesato un certo malessere nelle gare in trasferta e pareggiare subito contro la Brianza Olginatese, una delle candidate alla promozione, è stata una bella iniezione di fiducia».

Ma per un personaggio abituato alle massime serie del calcio italiano, saranno molteplici le differenze rispetto alle categorie dilettantistiche: «Da calciatore non ho mai giocato in Eccellenza, devo dire che a livello di qualità e intensità ci sono parecchie differenze. In più la regola degli under ha abbassato notevolmente il livello, un mister deve poter scegliere chi schierare indipendentemente dalla carta d’identità».

Chiosa

Una chiosa sul Como, ci si poteva attendere un inizio di stagione così al di sotto delle aspettative? «Questa è una delle Serie B più difficili che io ricordi – conclude il classe ’77-. La classifica è cortissima e tutte le squadre sono ancora in gioco per i rispettivi obbiettivi. Sicuramente alla vigilia pensavamo che il Como potesse fare un altro tipo di campionato, però sono sicuro che non avrà problemi a salvarsi».

© RIPRODUZIONE RISERVATA