«Como, la mia svolta a Monza
Lì mi sono detto: Fai il Parigini»

Si confessa uno dei giocatori del momento della squadra azzurra

Un paio di mesi fa, a proposito del suo matrimonio celebrato proprio a Como, Vittorio Parigini lo disse. Disse che aveva scelto di sposarsi qui perchè Como e il Como avrebbero dovuto essere un nuovo capitolo della sua vita, e della sua carriera. Allora era un desiderio, una volontà. Oggi quell’intenzione sta diventando sempre più concreta. E di quel nuovo capitolo che Parigini voleva cominciare a scrivere, questo non è che l’inizio.

Vittorio, ci avevi visto giusto. Solo applausi per te da qualche settimana a questa parte.

Sta andando tutto bene, si. Quando dissi quella frase era un momento un po’ più complicato, non ero ancora al meglio fisicamente, non sapevo esattamente come sarebbero andate le cose. Sapevo come volevo che andassero.

Ed è questo che stiamo vedendo adesso il Parigini che vorresti, il Parigini quello vero?

Non ancora del tutto, a dire la verità. Penso di avere ancora magini di miglioramento, sia dal punti di vista fisico che da quello delle mie qualità.

Intanto gli eventi hanno un po’ accelerato le cose. Hai giocato inizialmente un po’ come sostituto di Chajia in alcune gare, poi insieme a lui, sia pure per poco. E ora con il suo infortunio sei davvero fondamentale. E pure polivalente, da esterno e da trequartista.

Da poco sto provando a giocare anche in quello che non è propriamente il mio vero ruolo, e non mi aspettavo di trovarmici così bene. Il mister mi dà tanta libertà, anche di valutare come e dove muovermi.

E ti allarghi spesso, infatti, da punta esterna. Ma con i piedi e le intuizioni di un trequartista.

Io sono un attaccante esterno, ma mi piace più fare assist che tirare in porta.

E questo si vede. Come si era visto, purtroppo per poco, quanto spettacolare potesse essere questo Como con te da una parte e Chajia dall’altra. Peccato per le poche possibilità di replica...

Con il Perugia è andata molto bene, avremmo potuto essere davvero un attacco spettacolare e divertente. Ma possiamo esserlo ancora. Il rammarico è soprattutto quello di aver perso un nostro compagno, così importante per noi.

Nel frattempo però sei cresciuto definitivamente tu. Qual è stato il momento in cui hai sentito, hai capito di essere tornato padrone delle tue qualità?

C’è stato un momento molto preciso. A Monza, quando ho saputo che non avrei giocato dall’inizio. Rispettando naturalmente la scelta dell’allenatore, mi sono detto che allora avrei dovuto dare ancora di più. Mi si è proprio scatenato qualcosa dentro, in senso positivo naturalmente. Ed è lì che ho pensato, adesso devo far capire a tutti che Parigini c’è.

E lo si è visto da come sei entrato in campo, senza nulla togliere agli altri ma da lì in poi l’atteggiamento della squadra è cambiato, la partita è cambiata.

Purtroppo non come avremmo voluto. Ma tutti hanno visto quanto ci siamo impegnati e che partita siamo stati capaci di fare. E io mi reputo veramente fortunato di aver potuto dare quella risposta, anche a me stesso.

Quasi metà campionato, Como a metà classifica. Siete contenti o non vi basta?

Io sono contento di questa posizione, tutti noi lo siamo. Perchè è un campionato veramente duro e impegnativo. A volte ci si arrabbia perchè si potrebbe meritare qualcosa di più, anche sabato con la Reggina per esempio. Alla fine si poteva anche vincere. Ma un punto conta sempre, è da noi stessi piuttosto che dobbiamo pretendere sempre di più.

Magari ci si arrabbia pure quando si mettono palloni preziosi come domenica e nessuno per un motivo o l’altro riesce a sfruttarli... O no?

Abbiamo fatto di tutto per riuscirci. E comunque meglio pareggiare dimostrando di saper giocare e dominare per un tempo che facendo un tiro in porta soltanto. E’ importante anche dare la dimostrazione del proprio valore, dare comunque sempre tutto quello che si può dare, e noi ci stiamo riuscendo.

In questo momento sei tra gli uomini top del Como. In altri momenti della tua carriera non sei riuscito a esserlo, nonostante le tue qualità. La serie A, l’Under 21, occasioni forse un po’ sprecate per vari motivi, non solo fisici. Che cosa è cambiato?

Sono cambiato io, non c’è dubbio. Sono maturato, dopo tanti anni di sbagli anche personali. Una maturazione sia fisica che mentale, di cui devo ringraziare soprattutto la mia famiglia e mia moglie. Avevo un carattere ingestibile, partivo subito in quarta. Ora, a quasi 26 anni, ho imparato anche a capire dove sbaglio e perchè. E in questa maturazione metto anche l’aiuto dello spogliatoio, dei miei compagni. Che sono uno dei gruppi più belli che io abbia mai incontrato.

La maglia da titolare nel Como ormai è un dato di fatto, anche perchè in questo momento sostituti non ce ne sono. Ma te la stai meritando comunque alla grande. Cosa ti aspetti ora?

Magari anche di poter segnare qualche gol, io non sono uno che ne fa molti. Per ora ne ho fatto uno soltanto, ma prometto che proverò a segnarne altri.

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