E Preziosi creò Dominissini
«Era il mio equilibratore»

L’ex presidente del Como traccia la figura del tecnico appena scomparso

Enrico Preziosi e Loris Dominissini. L’acqua e il fuoco, «io mettevo l’entusiasmo, lui la pacatezza. L’equilibrio assoluto. Sapevo che non stava bene, è veramente un grande dispiacere per me questa notizia».

L’ex presidente del Como si abbandona volentieri ai ricordi di quei momenti, con l’allenatore più diverso da lui, che gli ha regalato però le gioie più grandi. Erano gli Anni Duemila, quando Preziosi decise di dare fiducia al secondo di Marini, per terminare la stagione. Forse al momento della nomina nemmeno lui poteva immaginare cosa sarebbe successo dopo. Una storia incredibile, culminata da due promozioni rimaste nella storia della società azzurra.

Preziosi ricorda bene tutta quella parabola, a cominciare dal momento in cui scelse Dominissini per affidargli la guida della squadra. «De Vecchi, poi Marini, nessuno riusciva a combinare niente. E ricordo la sera in cui lo chiamai a casa mia, a Cadorago. Mi guardava, senza dire niente. Alzai la voce e gli dissi “hai capito o no cosa ti sto chiedendo? Ce le hai le palle per guidare tu la prima squadra?” E lui ricordo che gridò “sì presidente, certo che ce le ho”. E così cominciò tutto».

Forse l’unica occasione in cui Dominissini usò un tono alto di voce con Preziosi, ma fu sufficiente. «Sì, lui era una persona davvero perbene. Ed era anche un tecnico preparato, professionalmente capace, per questo ritenni di dare a lui la guida. Perchè avere tanto carattere a volte non serve, o comunque non basta. Serve avere equilibrio, e competenza». E da lì nacque un rapporto particolare, «in cui di parole ne servivano poche. Mi fidavo di lui». E convincere Preziosi, a quei tempi, non era semplicissimo. «La collaborazione fu subito buona. Per questo scelsi di confermarlo, e lo feci per tre anni consecutivi. Io gli avrei dato una squadra forte, avrei cercato di aiutarlo sempre, lui doveva guidarla. C’era molto rispetto reciproco, e anche un bel rapporto affettivo».

Interrotto da un esonero in serie A di cui forse Preziosi poi un po’ si pentì, «mi dispiacque, anche perchè poi Fascetti fu una grande delusione. Ma quella serie A era nata male, vi ricordate quanti episodi contrari? Nel mirino più che il Como c’ero io, che di sicuro sbagliai nel parlare troppo, nello sbraitare contro chi aveva in quel momento il potere in mano. Dominissini non aveva colpe».

E poi come è andata lo si sa, ma quello che è stato fatto di bello negli anni prima resta comunque nel cuore di tutti. «E resta il ricordo di un allenatore veramente perbene, che forse con il mondo del calcio proprio per questo per certi aspetti c’entrava poco. Perchè è un mondo di squali. Ma fortunatamente qualche rapporto sincero si riesce a creare, e sono rapporti che durano, che non si rompono».

«Mi viene in mente per esempio Ballardini al Genoa. Una persona così, rispettosa, lavoratrice, onesta. Che alza poco la voce. E anche con lui, alla fine, pur avendolo mandato via più volte, mi ritrovo sempre. Perchè c’è un legame affettivo sincero, come era con Dominissini. Sicuramente una delle persone migliori con cui io abbia collaborato in tutti questi anni».

E altrettanto sicuramente, una delle sue intuizioni più geniali, anche se ricordare la sua esperienza comasca gli piace poco. «Però mi fa piacere che il Como sia tornato in B, e che abbia finalmente trovato una società che ha potenzialità e progetti seri».

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