I protocolli nei dilettanti
Galia: «Non ripartiamo»

Il responsabile tecnico dell’Accademia Como, è contrario a una riapertura immediata

Ha già creato malumore fra le società di calcio il protocollo per la ripresa dell’attività giovanile e dilettantistica reso noto dalla Figc. Un protocollo che costringerà le società a sforzi aggiuntivi, anche e soprattutto a livello pratico. In sostanza, oltre alle misure di prevenzione individuali, è prevista l’installazione di appositi “dispenser”. Inoltre, dovranno essere sempre disponibili guanti monouso, mascherine e sacchetti per lo smaltimento. Non mancano poi passaggi “particolari”, come quello relativo all’uso di fazzoletti usa e getta: l’atleta dovrà uscire dal campo, soffiarsi il naso, gettare il fazzoletto in un apposito cestino, igienizzare nuovamente le mani e tornare in campo.

La società dovrà inoltre dotarsi di almeno un termometro a infrarossi e di sostanze igienizzanti per la pulizia e la sanificazione di ambienti e strumenti. Tutti gli strumenti utilizzati nel corso della seduta di allenamento dovranno essere igienizzati all’inizio, al termine e se necessario anche durante la stessa seduta. È indispensabile un piano di pulizia e la periodica igienizzazione di aree comuni con particolare attenzione alle superfici toccate più di frequente. Il colpo di grazia per le società è la nomina di un Tecnico responsabile ed è consigliata la collaborazione con un medico.

In poche parole, un protocollo di difficile attuazione nella sua interezza. Inevitabili le perplessità delle società del territorio. Roberto Galia, responsabile tecnico dell’Accademia Como, è contrario a una riapertura immediata: «Noi aspetteremo settembre. Il protocollo prevede troppe responsabilità e incombenze, inoltre non ci sono sicurezze per i ragazzi e per i tecnici. Inoltre, noi abbiamo il problema di avere tesserati che arrivano anche dal Milanese: impossibile chiedere ai genitori di portarli per un’ora di allenamento e mandarli a casa senza nemmeno fare la doccia».

© RIPRODUZIONE RISERVATA