Donegana: «I miei primi 30 anni
Ora il sogno resta l’Olimpiade»

Parla il longevo e plurivincitore presidente della Canottieri Moltrasio

Doveva essere un incarico provvisorio, giusto il tempo di trovare un nuovo presidente. Trent’anni dopo, alla guida della Canottieri Moltrasio c’è ancora lui, Alessandro Donegana, che prima di passare il testimone sogna di vedere un suo vogatore alle Olimpiadi.

Di strada, con Donegana - tra l’altro dirigente dell’anno negli Oscar della Federazione italiana - , la Canottieri ne ha fatta tanta, soprattutto a partire dagli anni 2000, con giovani arrivati in sede quasi per gioco, ma che con costanza e allenamento hanno portato in alto il nome di Moltrasio.

Com’è iniziata l’avventura con la Canottieri Moltrasio?

Ho iniziato come vogatore e sul finire degli anni ’60 mi sono preso dei buoni risultati. Ho vinto un paio di campionati d’Italia in 2 senza e 4 senza, poi ho partecipato a gare a livello europeo salendo sul podio sempre in 4 senza. Dopo il diploma ho iniziato a lavorare, quindi c’è stato qualche anno di stacco dalla Canottieri, ma poi ho ripreso come consigliere verso la fine degli anni ’70. Da lì è nato il primo progetto di ampliamento della sede, che è l’attuale palestra dove ci alleniamo. È stato il primo passo verso il futuro. Il paese aveva risposto bene alla nostra esigenza, tanto da raccogliere circa 100 milioni di lire per i lavori. Tutte le sere poi ci si trovava per fare le finiture, da volontari. Sono diventato il direttore sportivo fino agli anni ’90, quando mi si è proposto di fare il presidente in forma provvisoria e non ho più lasciato. Certo, ero un po’ spaventato per la responsabilità, ma ho cercato di farmi venire idee per tenere in piedi la società. Il primo riconoscimento è stato la Stella d’oro del Coni nel ’92, quella d’argento era arrivata nel ’73 quando remavo.

Qual è stato il punto più alto raggiunto sotto la sua presidenza?

È sicuramente Filippo Mondelli, con la vittoria del Mondiale. Ma i titoli sono diversi: nel 2010 c’era stato Davide Tabacco che vinse l’argento nel 4 con ai Mondiali junior, poi nel 2011 il titolo di Guglielmo Carcano a Londra, categoria juniores, che ha vinto il primo oro a livello mondiale e il secondo a Plovdiv nel 2012. Sara Magnaghi ha vinto l’argento al Mondiale a Varese nel 2014 in singolo femminile U23. Lei è una delle nostre stelle, cresciuta da noi fin da ragazzina. Dal 2003 è iniziata l’era dell’allenatore Alberto Tabacco, che da noi si è messo alla prova. Con lui sono arrivati grandissimi risultati, con Moltrasio sempre nelle prime 10 società a livello nazionale.

Qual è la chiave del successo?

La formazione di un grande gruppo di alto livello, che è cresciuto di anno in anno. Anche in questo difficile 2020, 8 ragazzi hanno vestito la maglia azzurra. La speranza per me era portare un ragazzo alle Olimpiadi e sarebbe toccato a Filippo Mondelli, ma è andata come sappiamo.

Programmi futuri?

La Canottieri cresce, mancano gli spazi: spero di riuscire ad arrivare all’ampliamento di una sede distaccata, ormai lì siamo stretti. C’è poi il progetto del doposcuola sportivo, con l’idea di prendere i ragazzi dalla scuola, farli mangiare, studiare e remare. Assomiglia all’idea di sport dei college inglesi. Anche per alleviare le famiglie da una difficoltà, soprattutto per chi lavora. Poi penso al lago, con la creazione di aree dove le barche a motore non possono entrare. Fare una specie di campi gara o allenamento con boe colorate. Infine, nel 2022 compiamo 120 anni, c’è da programmare un po’ di cose, tipo una regata per sole barche in legno a Pusiano, con partecipazione dell’Italia ma anche qualche società svizzera, francese e della Germania del sud.

Lascerà quando sarà il momento giusto?

Non voglio pensare di fare il presidente della Canottieri fino a 80 anni. Mi ero fissato come termine il 2020 sperando di portare Filippo alle Olimpiadi, ma ci sono anche altri giovani promettenti. Chi mi succederà, deve avere un minimo di esperienza ed essere conosciuto nel campo remiero. Credo debba essere un giovane.

Quanto ha inciso la pandemia sul futuro dei giovani canottieri?

Ci sono stati tanti abbandoni e difficoltà nel reperire nuove leve. La paura è quella di creare dei buchi generazionali. Ti mancano magari allievi e negli anni futuri rimani senza una categoria. Spero si risolva questa situazione che non fa bene a nulla, nemmeno allo sport. Da noi, nell’ultimo periodo, si sono distinte soprattutto le donne, lo vedo come un buon segno.

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