Cantù, caso Johnson
Perché è no vax

Dal 10 gennaio, infatti, dopo l’ultimo decreto governativo, tutti gli atleti professionisti dovranno essere vaccinati

Intanto per Cantù c’è un problema interno da risolvere. Che potrebbe non essere di poco conto. Dal 10 gennaio, infatti, dopo l’ultimo decreto governativo, tutti gli atleti professionisti dovranno essere vaccinati. E Cantù, al suo interno, ha un “no vax” convinto, l’americano Robert Johnson. Un problema vero, se non si riuscisse a convincerlo, che potrebbe addirittura portare al taglio se il giocatore restasse sulle proprie posizioni. La normativa parla chiaro: «Il possesso della certificazione verde è richiesto anche per gli atleti agonisti o di rilevanza nazionale che accedono ai servizi e attività per i quali la normativa lo prevede», sgomberando il campo dall’alternativa del tampone per no-vax e scettici.

La società si è attivata, sono già in corso le prime consultazioni con il giocatore e il suo agente e filtra ottimismo. Ma il quadro potrebbe cambiare a gennaio. Johnson ci sta pensando ma, in caso rifiutasse di farsi vaccinare, il bomber della S.Bernardo-Cinelandia Park e del campionato diventerebbe un giocatore inutilizzabile. E anche “licenziabile” per inadempienza contrattuale. Se così fosse, per Cantù sostituirlo diventerebbe davvero un problema.

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