Cantù, parla l’ad Orthmann
«Serve un bagno d’umiltà»

«Il momento è delicato? No, di più. Il momento è molto delicato. Con l’aggravante che, onestamente, non ce l’aspettavamo. Siamo frastornati dall’alternanza dei risultati di questa squadra. Avanti in Europa e indietro in Italia. Mah...».

Luca Orthmann è l’amministratore delegato della Pallacanestro Cantù. Non soltanto un uomo di scrivania, ma anche e soprattutto un uomo di campo perché è il più alto in grado tra i dirigenti biancoblù a seguire “live” l’Acqua Vitasnella e Foxtown che dir si voglia. Embedded, in ogni occasione, con la squadra.

Intanto la gente mormora. Ne siete consci, vero? «Certo che sì. Non occorre essere dei geni per comprendere lo stato d’animo di chi ci sta intorno. Se il nostro pubblico non è contento non ha certo tutti i torti».

È da escludere un vostro ritorno sul mercato? «A priori no. Cambiare può però avere un senso se il mercato è in grado di offrirti ciò che cerchi. Cambiare per il solo gusto di farlo sarebbe un errore e pure grave. La situazione è monitorata, stiamo in campana».

In queste condizioni ha ancora senso parlare di Final Eight? «Ora ha senso solo fare un gran bagno di umiltà, dimenticarsi discorsi altisonanti, giocare fino in fondo le prossime partite per fare un piccolo miglioramento ogni volta senza pretendere di voler strafare. Più che guardare avanti, però, è necessario guardarsi dentro».

L’intervista integrale sull’edizione de La Provincia in edicola martedì 16 dicembre

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