Cantù, questa è la partita di Rossini
«Con Sassari con massima serietà»

Il segretario generale della S. Bernardo è un ex della sfida di lunedì

Un passato a Sassari breve ma intenso, un presente e un futuro ancora da scrivere a Cantù. Luca Rossini, segretario della Pallacanestro Cantù, conosce come pochi altri l’ambiente della Dinamo Sassari, ultima avversaria della S.Bernardo in campionato.

Grandi i ricordi del dirigente canturino nei suoi due anni in Sardegna: uno alla Dinamo Cagliari, società satellite, uno a Sassari culminato con la vittoria della Fiba Europe Cup. Una società “modello”, secondo un’opinione diffusa: «Confermo – ammette Rossini -, Sassari è un esempio da seguire sotto tanti punti di vista, specialmente a livello organizzativo, gestionale e nei rapporti con gli sponsor. Tante felici intuizioni hanno contribuito a lanciare Sassari nell’élite del basket italiano e a diventare un punto di riferimento per tutta la Sardegna».

Solida realtà di serie A, Sassari ha anche saputo estendere il proprio raggio d’azione in pochi anni: una società satellite in A2 con Cagliari, poi l’acquisizione di Torino, lancio della squadra femminile.

Rossini, prima “factotum” nella start up Cagliari, poi team manager a Sassari, racconta la grande stagione vissuta al fianco di coach Pozzecco: «È stata super: abbiamo vinto la prima coppa europea nella storia del club e siamo arrivati a giocarci lo scudetto in gara 7 contro Venezia, dopo un percorso esaltante. Il segreto? Dal punto di vista sportivo, grandi meriti vanno dati al general manager Federico Pasquini, che riesce sempre ad allestire squadre che giocano bene e che si confrontano alla pari con realtà economicamente più importanti. Anche la scelta di Pozzecco, al di là degli ultimi sviluppi del rapporto tra coach e dirigenza, è stata una grande intuizione».

Cantù-Sassari avrebbe potuto essere una bella sfida, importante per entrambe. La retrocessione matematica di Cantù toglierà pepe alla partita di lunedì sera: «Dispiace molto per questo triste epilogo: sarà la conclusione di una stagione che per noi non è girata per il verso giusto. Come affrontare questa partita? Con tutta la serietà necessaria. Rimane però la grande delusione, purtroppo».

La delusione sportiva, sebbene cocente, non annacqua però gli sforzi compiuti dalla società in altri rami d’azienda: «Da luglio del 2019, quando sono tornato, sono stati compiuti passi da gigante, in tutti i sensi. Il merito non è mio, ma di chi ha permesso a Cantù di rimanere in vita e di svilupparsi. Ci sono meriti enormi nel percorso che è stato compiuto da chi ha permesso a Cantù di rivivere. Parlano i fatti e i progetti futuri».

Il merito maggiore? «Il campo conta, perché siamo una società sportiva e risultati hanno un peso specifico importante. Ma Cantù in questi anni ha riacquistato la fama e la credibilità che ha sempre avuto nel mondo del basket italiano. E questo non può essere cancellato».

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