Cantù, le strategie post Covid
«Videochiamate ed esercizi a casa»

Il punto con Pedretti, il preparatore di Cantù, Nessuno s’è fermato: «Alto rischio infortuni con un calendario schizofrenico»

Un cambio di rotta e soprattutto di programmi: ecco come il Covid può incidere sul lavoro di una squadra, con tutti i punti di domanda che accompagnano ancora questo virus. Il caso della Pallacanestro Cantù, in questo senso, fa scuola: costretta a una lunga sosta, la S. Bernardo era pronta a sfruttare questa pausa per impostare un lavoro d’urto per affrontare il terribile mese di marzo, con una fitta serie di impegni ravvicinati. Ma gli otto – e il numero potrebbero salire – contagiati negli ultimi dieci giorni ha fatto cambiare tutte le tabelle di marcia.

«Scombussolato il lavoro»

Con il preparatore atletico Oscar Pedretti abbiamo analizzato la situazione: «Le positività di tanti giocatori hanno scombussolato il lavoro che avevamo impostato e condiviso: la scorsa settimana in palestra c’erano solo quattro giocatori effettivi. Ora aspettiamo i tamponi, sperando che tutti tornino in palestra presto».

Nessuno si è davvero fermato, ma un conto è lavorare in palestra di squadra, un conto a casa: «Il lavoro è individualizzato, perché alcuni erano totalmente asintomatici, altri leggermente sintomatici, ma sempre con il coinvolgimento delle vie respiratorie. Insomma, con il Covid di mezzo, le incognite sono sempre tante, perché il fisico di ognuno reagisce a proprio modo». Nessuno però è stato del tutto fermo: «C’è chi si è allenato in videochiamata, chi ha preferito un piano personalizzato da svolgere in autonomia. Ognuno si è gestito il tempo da dedicare, chi senza abbandonare la routine degli orari di squadra, chi lavorando in orari diversi. L’unico vero problema è che a casa a pallacanestro non si può giocare…».

Si avvicina per molti il ritorno in campo: «È un momento importante, perché andrà tutto graduato e individualizzato per adottare la strategia migliore. Che nessuno può ipotizzare al momento, perché serve la prova del campo per modulare il lavoro». C’è come la sensazione che, per colpe imputabili a nessuno, si sia perso del tempo: «Il momento non è bello, avevamo fatto un piano per ricaricarci. Ora saremo sempre in campo, ogni tre giorni, con una Coppa Italia in cui si gioca sempre: la qualità del recupero può venire compromessa, specialmente in chi è appena uscito dal Covid». La “strategia” sono le cosiddette sedute combinate: «L’obiettivo è il recupero negli allenamenti, con parte atletica e pesi insieme, per avere circa 24 ore tra una sessione l’altra. Ma più di tutto ora conta allenarsi tutti insieme».

«Giocatori preoccupati»

E, in un calendario fitto come quello di Cantù, le probabilità di farsi male aumentano esponenzialmente: «Il rischio infortuni è più alto quando il calendario diventa schizofrenico. Capisco i giocatori, spesso si sentono un po’ “usati”. Più che altro sono preoccupati per il loro fisico e, di conseguenza, per la loro carriera».

E quanto conta in questa situazione il preparatore atletico? «Tutti sono importantissimi. È fondamentale la comunicazione, la condivisione tra gli staff. Noi dello “spogliatoio B” lavoriamo per lo staff tecnico, sperando di essere sempre utili e preziosi».

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