Dal nuoto alla bici: alle origini
del “fenomeno” Ballerini

La passione del papà, le vittorie nella Capiaghese e nel Canturino. I ricordi di chi lo ha scoperto, da Savoldi a Viotti

È uno degli sportivi del momento. Uno che ce l’ha fatta. Davide Ballerini da Cantù, 26 anni, ciclista professionista della Deceuninck-Quick Step, dopo un inizio di stagione con tre vittorie, di cui uno in una classica del Belgio con tanto di muri delle Fiandre, è nella top list dei ciclisti più attesi dell’anno. Tanto da essere inserito tra i papabili vincitori di due classiche monumento come la Sanremo e la Roubaix. Un filo che si riannoda, quella con la classica del pavè.

Nella cameretta di Davide, nella casa di Cantù dove alloggiava fino a un anno fa (prima di trasferirsi in Ticino) è appeso un poster di Franco Ballerini, il suo omonimo ma non parente («Tutti mi chiedono se lo sono»), ex ct, vincitore di due Roubaix, proprio mentre conquista una di quelle sue due vittorie mitiche. Roubaix e Ballerini: una nemesi. Il nuovo Ballero.

Vincere una Roubaix era il sogno di bambino di Davide, e adesso essere inserito tra i favoriti, è già un successo. Ma quanto a nemesi, non è finita: l’ultimo comasco al top sui pedali è stato Luca Paolini, che era uno specialista delle gare in linea. Possiamo dire che Ballerini somiglia a Paolini? Un po’ sì, stessa corporatura possente, stessa capacità di dare il meglio quando fa freddo, nelle giornate gelide e umide, magari in una classica del Nord.

Ballerini ne ha vinta una sabato scorso, la Omloop che aveva vinto proprio Paolini nel 2013. E appena sceso di sella, gli hanno messo i microfoni sotto il naso chiedendogli se pensava di replicare alla Gand Wevelgem, altra classica del Nord, anche quella vinta da Paolini, nel 2015. Corsi e ricorsi.

Per farla breve, era il caso di fare un viaggio nelle origini di questo ragazzone buono, disponibile, che non dice mai di no, che ha già un fans club (curiosamente sul lago), che esulta come un campione della MotoGp, cercando di alzare la ruota davanti come a impennare. Per farlo ha perso un campionato italiano la scorsa estate. Stavolta, alla Omloop, per fortuna ha aspettato di aver tagliato il traguardo.

Dicevamo delle origini, Allievo alla Capiaghese (vinse il Giro della Provincia), oppure Juniores al Canturino. Le testimonianze che lo riguardano combaciano. Augusto Savoldi era il ds della Capiaghese: «Arrivava dal nuoto. Era Allievo secondo anno, molti non lo volevano perché era avanti con l’età, ma io volli provarlo, aspettando di metterlo sotto contratto: al primo allenamento lasciò dietro tutti i compagni e io mi affrettai a scritturarlo “questo ce lo portano via”, mi dissi».

«Aveva una capacità polmonare superiore agli altri, lo dicevano i test. Lo portò da noi il papà appassionatissimo di ciclismo. Era amico del papà di un altro nostro atleta, Fabio Marelli, i padri si sfidavano per gioco in bicicletta, e così Ballerini papà spinse Davide spinse al ciclismo, da noi. Io lo chiamavo “Il toro”. Ma aveva un cuore buono: una volta doveva incassare nu modesto premio per la vittori e volle dividerlo con tutti i compagni di squadra. Ci sentiamo ancora. Sapevo che avrebbe sfondato, ma orcocan, così esplosivo magari non me lo aspettavo nemmeno io. Per me è tra i migliori 10».

Mauro Viotti lo aveva gestito ai tempi del Canturino, un successo anche lì a Lazzate: «Aveva un grande fisico, si capiva che era uno che ce l’avrebbe fatta perché si vedeva che ci credeva tanto. Era un riservato, magari un po’ timido, ma vedo che adesso è diventato spumeggiante, lo vedo da come esulta e da come parla. Per noi del Canturino, tra i big è un anno speciale: tra lui, i Bagioli e Fancellu ci sono un sacco di cnovità, lassù in alto».

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