Como e Gattuso:
«Caro Jack ti scrivo»

Abbiamo sentito gli amici e i compagni di chi ha diviso la carriera con lui, anche da tecnico. Bravo: «Mi ricordo le sue scivolate». Manzo: «Mi chiamò a Canzo». Boscolo: «C’era feeling in campo».

Sabato Giacomo Gattuso farà il suo esordio in panchina al Sinigaglia. Il quinto esordio. Un Sinigaglia vuoto, non un ritorno come avrebbe dovuto essere. Ma comunque significativo per un ragazzo che ha fatto la storia del Como, con gioie e sofferenze, andate e ritorni. Non troverà striscioni(o magari sì, chissà...) o cori ad aspettarlo. Ma oggi trova sul giornale il caloroso “in bocca al lupo” di chi ha condiviso con lui una parte di carriera. Compagni, alcuni addirittura amici, che abbiamo sentito in una carrellata che segue quella spontanea vista su instagram o facebook.

Paolo Bravo, oggi stimato ds del Sud Tirol, con Gattuso ha trascorso quattro stagioni, tre nel Como e una nel Saronno. «Sono contento per Jack, gli mando un grosso in bocca al lupo. Ricordo che già da giocatore aveva la saggezza del tecnico. Parlava volentieri ai giovani, li aiutava. Poi mi ricordo le sue proverbiali scivolate, sempre con un grande tempismo, con le quali portava via la palla agli avversari. Beh, quelle però non gli serviranno...».

Mario Manzo è stato un altro che ha condiviso con Gattuso una parte di storia: «L’ho avuto come compagno, come capitano e anche come allenatore». Già, è successo a Canzo: «Io ero fuori rosa nel Como, lui era appena andato alla Canzese per giocare, ma ben presto, per via di logoramento fisico, diventò allenatore della squadra. Mi telefonò: “Mario, vieni qui che ci divertiamo”. Io dissi sì,e lo presi in contropiede: del resto avevo appena vinto un campionato in C, ero neopromosso in B... Forse nemmeno lui se l’aspettava. Ci divertimmo, vincemmo un campionato, quasi due. Che allenatore era? Equilibrato. Non uno isterico che si agita mette tensione, nemmeno uno dall’aplomb freddo. Sapeva parlare al gruppo, perché ha una buona parlantina convincente. E comunque, sarà stata anche Eccellenza, ma partì con la pressione del dover vincere, perché questo si voleva quell’anno. E questo lo ha fortificato. A guardare i risultai nelle giovanili del Novara, mi chiedo perché non abbia iniziato prima ad allenare. Il ricordo da giocatore? La festa a Verona lui capitano e io vice. Oggi come allora, forza Jack».

Uno dei suoi pupilli è stato Paolo Gobba, in questi anni responsabile campo della Fiorentina: «Mi ricordo la maglia che avevamo indossato al suo addio al Como nel ’99, io e Ferracuti. Con scritto Ciao e Jack. Mi aveva preso sotto la sua ala, eravamo compagni di camera. Mi chiamava “Barla”, per “Barlafus” e ogni sera prima di dormire ascoltava Iris di Biagio Anotonacci, non ne potevo più... Sono contento che adesso alleni il Como, è una percona giusta, carismatica intelligente. E sottovalutato come giocatore: avrebbe dovuto giocare in serie A. Dunque Forza Jack». Il suo compagno di scenetta era stato Corrado Ferracuti, oggi caposcouting della Juventus: «Preparammo qualcosa con Paolo per fargli una sorpresa, lui andava al Catania. Allora pensammo a due maglie con il suo nome. Siamo rimasti amici, ci siamo sentiti quando è tornato al Como. So che è partito bene».

Boscolo, oggi allenatore della Berretti, gli dà il benvenuto da ex compagno nel Como: «L’ultima mia esperienza con lui prima del suo arrivo qui sono le partite da avversari nelle giovanili. Anche lo scorso anno. Mentre da compagno ho il ricordo del fantastico campionato con la promozione in B. Con una curiosità: quando lui andava in avanti, ero io che ero chiamato a coprirlo. C’era feeling, in campo e fuori. Bentornato».

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