Cusin: «Non ero un brocco
e ora non sono un fenomeno»

Il centro dell’Acqua Vitasnella Cantù sempre più protagonista e determinante anche nel derby con Varese

Determinante nel derby con Varese, decisivo la domenica precedente contro Caserta. Nove punti, tre rimbalzi e 17 di valutazione nell’ultimo quarto di Masnago contro la Cimberio, il canestro della vittoria praticamente allo scadere al Pianella contro la Pasta Reggia. Marco Cusin sta diventando un fattore e intanto viaggia a 8.3 punti e 5.8 rimbalzi nei 24.6 minuti di media a gara, tirando con oltre il 70% su azione e con il 75% dalla lunetta. E poi ci sono pure quasi due stoppate inferte a partita.

Cusin, partiamo dal PalaWhirpool e da una prestazione - la sua - che non è certo passata inosservata.

«Sono andato in crescendo nel corso della gara, è vero, e credo di aver fatto complessivamente abbastanza bene. Ma sono contento perché l’importante era esclusivamente vincere e noi l’abbiamo fatto. Senza star lì a guardare chi ha fatto bene e chi meno».

Quale ritiene sia stata la sua giocata più bella?

«Dal punto di vista estetico non saprei dire, ma penso che la più importante sia stato il gioco da tre punti nel finale (il tiro piazzato sul quale ho subìto fallo da Scekic trasformando in seguito anche il libero aggiuntivo per il 71-72 a 3’35”, ndr). Sì, per il momento della partita, credo proprio sia stata quella la mia giocata più determinante.

Certo che il suo ultimo quarto è stato delizioso.

Viviamo di sensazioni, di attimi di energia. E allora sono tante piccole cose che ti fanno prendere stima: una stoppata, un’alley oop, una difesa ben eseguita»

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Anche contro Caserta si era rivelato determinante.

«Sono alle prese con un’infiammazione al tendine del ginocchio sinistro, ma francamente non è niente di che. Insomma, sto bene fisicamente e sono sempre animato dalla voglia di fare. Quest’anno, inoltre, sto respirando tutto in maniera diversa. Sono più tranquillo, più rilassato. Ma nulla di strano né di eccezionale. Sono solo tornato a essere quello che era prima.

Sento la fiducia di chi mi sta attorno e quella del coach.

Sotto determinati aspetti sto migliorando, ma io sono sempre stato questo giocatore qua, non sento di aver avuto una particolare evoluzione. Insomma, non ero un brocco prima e non sono un fenomeno adesso».

L’intervista integrale sull’edizione de La Provincia in edicola martedì 17 dicembre

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