Diana: «Io allenatore grazie a Sodini
Cantù? Come roster vale le prime»

Intervista con il coach della Leonessa Brescia, il toscano Andrea Diana.

Contende in particolare a Capo d’Orlando ma pure per certi versi a Caserta il ruolo di squadra rivelazione. Ma forse, sorpresa Brescia lo è ancor più delle altre due contendenti perché in A si presentava da neopromossa. A dire il vero, l’atterraggio nel massimo campionato è stato tutt’altro che morbido: 5 sconfitte nelle prime 6 partite (l’unica vinta proprio contro Cantù). Dopodiché, l’inversione di marcia. E di rotta. Con 7 successi nelle 10 gare più recenti. Come fosse scattato un clic.

Ciò che è accaduto all’improvviso con l’interruttore lo spiega coach Andrea Diana. «Ha semplicemente pagato il frutto del lavoro della squadra oltre che del club, agevolati dalla spinta dei nostri tifosi che ci è stata davvero di supporto - chiarisce -. Vero che l’impatto con la serie A è stato molto duro, ma una volta prese le “contromisure” la squadra ha cominciato a crescere a livello di prestazioni. La sconfitta in casa con Capo d’Orlando (di 1 punto, alla sesta giornata, ndr) è quella che ha compattato tutti e da lì si è avviato il trend positivo. Quello è stato il crocevia della nostra stagione».

All’uscio trovate ora Cantù. «Che non è più quella dalla gara d’andata. Ha cambiato molto, ha due capisaldi in Dowdell e Johnson e il cambio di passo l’ha fatto quando ha spostato JJJ nel “5” perché questa mossa ha dato grande impatto fisico. Mi sembra un team completo a livello di roster e con il recente inserimento di Calathes ha ulteriormente alzato la qualità. A mio avviso Cantù, come rosa, vale potenzialmente le prime posizioni. Credo che l’asse play-centro (Dowdell-Johnson, ndr) ci darà parecchio fastidio e le nostre fortune a Desio dipenderanno da come riusciremo a contenere quei due che si trovano benissimo tra loro e che hanno altresì un importante impatto individuale».

«Di questa Cantù sono legato in modo particolare all’assistente Marco Sodini - confessa in chiusura - poiché è stato lui a indurmi a smettere di giocare affinché intraprendessi la strada di allenatore che ho iniziato appunto al suo fianco.. Devo davvero tanto a Marco, ottima persona e tecnico preparatissimo, che mi ha dato la spinta e la carica per intraprendere questa professione».

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