Due miti del ciclismo al Ghisallo:
Gimondi ritrova Merckx

All'insegna del fair-play l'incontro tra i due giganti della bicicletta: "A trent'anni dalla conclusione della mia carriera - ha detto l'ex campione italiano - posso dire che Eddy è stato il più grande di tutti i tempi. Più grande perfino di Coppi"

MAGREGLIO - «A trent’anni dalla conclusione della mia carriera, ribadisco che Eddy Merckx è stato il più grande campione della storia del ciclismo, superiore anche al mito di Fausto Coppi». All’insegna del fair-play, Felice Gimondi ha tributato un elogio al fuoriclasse belga nell’incontro che si è svolto al museo del Ghisallo.
Gimondi, 65 anni, vincitore di tre Giri d’Italia, ha sottolineato la classe di Merckx, ricevendo in cambio grandi attestati di stima dal recordman di successi del ciclismo professionistico, che oggi ha 62 anni.
«Trentacinque anni fa, al Mondiale di Barcellona - ricorda il "cannibale" belga in risposta alla domanda di un tifoso - la vittoria di Felice fu al centro delle polemiche. La verità è una sola: al suo affondo finale in volata non riuscii a rispondere. E proprio al Giro di Catalogna, quando lo battei per la prima volta a cronometro, capii che potevo diventare qualcuno se ero in grado di superare uno come lui».
Il campione belga, vincitore di cinque Tour de France, di fronte a una sala gremita di un pubblico di appassionati, ha ricordato anche un curioso episodio: «Quando pedalavo con mio figlio Axel ancora bambino sprintavo battendolo per dimostrargli che se vuoi fare sport devi pensare che nessuno ti farà vincere. Axel ha imparato la lezione e ha saputo conquistare il bronzo olimpico ad Atene 2004».
Merckx e Gimondi (che ha donato al Museo di Fiorenzo Magni alcune maglie indossate in occasione delle sue vittorie) hanno infine auspicato una rapida conclusione della vertenza Uci-Aso, che ha reso pesante il clima del prologo della Parigi-Nizza. «I corridori - hanno sottolineato i due ex campioni - vanno tutelati, perché sono gli interpreti centrali del ciclismo: per questo devono essere liberi di correre al di fuori di deleteri conflitti di potere».

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