«Il richiamo di Cantù
davvero troppo forte»

Intervista con Jaime Smith, americano “di ritorno” alla San Bernardo.

Era stato protagonista di un’ottima annata, parliamo della 2017-18, al suo sbarco a Cantù. Non erano certo passate inosservate quelle sue prestazioni, e così - tra le altre - al termine del campionato si fece avanti Sassari. E lui, Jaime Smith pensò giustamente di andare a monetizzare in Sardegna quelle sue performance. Sull’isola, una finale scudetto e la conquista della Fiba Europe Cup. Davvero niente male. Ma ora eccolo di nuovo qui, in Brianza, chiamato a (ri)assumere la regia della squadra biancoblù. Grazie alla visione e all’insistenza di Daniele della Fiori, oltre naturalmente alla volontà del giocatore di far rientro da queste parti.

Il ritorno a Cantù è un regalo che ha fatto ai tifosi o a sé stesso?

È stato un regalo sia per i tifosi che per me stesso. Sapevo che sarei stato davvero felice a tornare qui e ho pensato che anche i tifosi sarebbero stati entusiasti di questo ritorno. Questo mi ha aiutato molto a prendere una decisione.

A proposito di tifosi: resta negli occhi e nel cuore quel famoso quarto di finale di Coppa Italia a Firenze contro Milano nel 2018...

Sì, quella è stata senza dubbio una serata speciale per la Pallacanestro Cantù. Non lo dimenticherò mai. Uno dei ricordi più cari della mia intera carriera.

Dopo Cantù, una stagione a Sassari e una in Turchia poi interrotta: ci parli un po’ di queste sue due esperienze

Ho vissuto un’ottima esperienza a Sassari. Abbiamo disputato una stagione fantastica ed è stato bello vedere un lato diverso dell’Italia, vivendo su un’isola.

Mi sono divertito anche in Turchia. Era molto diverso, ma mi è piaciuto.

Non le manca il fatto non poter giocare quest’anno le coppe europee?

Mancarmi mi mancherà di sicuro perché giocare due volte a settimana e viaggiare mi piace. Ma il richiamo di Cantù era davvero troppo forte.

Con Leunen, quest’anno lei avrà un playmaker aggiunto in quintetto. Potrà esserle utile...

Sono davvero felice di vedere Leunen a Cantù. Ha molta esperienza, che per una squadra giovane come la nostra sarà essenziale. Anche lui come me sa cosa significa indossare questa maglia. L’idea di poter guidare con lui questo gruppo mi esalta, non vedo l’ora.

Come e con chi sta trascorrendo questo periodo di quarantena?

Sono solo a fare la quarantena. Non faccio nulla di che, mi annoio parecchio a essere onesti. Ma ho lavorato duramente a casa per mantenere la mia forma fisica che stavo costruendo in estate

Quali cibi preferisce farsi consegnare a domicilio in queste giornate in cui è segregato in casa?

Ordino da mangiare all’Osteria del Boeucc quasi tutti i giorni. Si sono presi cura di me sin dal mio primo anno a Cantù e ora lo stesso stanno facendo anche in quarantena. Ed è sempre la pasta il mio cibo preferito.

Rispetto alla sua precedente stagione a Cantù dove pensa di essere più migliorato?

Onestamente penso di essere migliorato sotto ogni aspetto, anche se i miei migliori anni nel basket sono quelli che ancora devono venire. L’esperienza del mio ultimo biennio mi ha migliorato sia come giocatore sia come leader. Se dovessi scegliere una cosa in cui dover migliorare ancora di più sarebbe la mia capacità di guidare la squadra

Di quella sua precedente Cantù, quale compagno di squadra porterebbe di nuovo qui?

Ho ricordi indelebili con ognuno di loro, in particolare con Charles Thomas, che è diventato un mio caro amico. Sono però entusiasta del nuovo gruppo, così com è, non cambierei nessuno. Sento che è speciale, migliori compagni di squadra non potevo chiedere.

Una promessa ai tifosi.

Prometto che li faremo sentire orgogliosi di questa squadra. E prometto che faremo del nostro meglio.

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