Il saluto di Johnson
«Ecco perché io via»

«L’americano in una lettera a squadra e tifosi spiega i motivi della separazione dalla squadra»

«Costretto a rinunciare al mio lavoro, perché ho scelto di non vaccinarmi». Dopo l’addio, ecco le spiegazioni affidate ai social. Robert Johnson, ormai lontano da Cantù e tesserato dal club polacco del Legia Varsavia, in un lungo post pubblicato sul proprio account Instagram “rojo.4”, ha spiegato i motivi della sua decisione di non vaccinarsi. Un post lungo, ispirato alle proprie convinzioni religiose. Un’occasione anche per ringraziare e incoraggiare società compagni, staff e tifosi.

«Vorrei prendermi un momento – scrive il “reverendo” - ringraziare la Pallacanestro Cantù per l’opportunità di giocare per un club così storicamente grande. Ho apprezzato tutti, dal presidente al gm, fino ai giovani giocatori che occasionalmente ci hanno aiutato in allenamento. I tifosi sono stati tra i più solidali che abbia mai incontrato nella mia carriera. Sarò per sempre grato di questa esperienza e per essere stato parte di un gruppo così professionale».

Johnson ha parlato del suo rapporto con i compagni: «Eravamo sul punto di realizzare qualcosa di grande insieme e crescevamo nel rispetto e nella comprensione reciproci ogni giorno. Spero che si realizzi tutto ciò che ci eravamo prefissati di fare e complimenti per la fantastica vittoria contro Torino».

Ecco poi spiegati i motivi, anche quelli più intimi, della decisione di non vaccinarsi: «Mi sconvolge dire che ho dovuto lasciare l’Italia a causa del regolamento sul Green pass recentemente aggiornato. Il regolamento prevede che ogni atleta in Italia può giocare solo se vaccinato o guarito dal Covid negli ultimi 4 mesi. In precedenza erano state messe in atto regole in modo che i giocatori che sceglievano di non sottoporsi al vaccino venissero testati all’incirca ogni 48 ore per poter giocare. Ho fatto innumerevoli test, anche tre volte in un giorno. Mai una volta sono risultato positivo, mentre quelli che sono risultati positivi nel nostro campionato erano stati vaccinati».

C’è anche un’amara constatazione: «Un mio amico italiano ha fatto una battuta e mi ha detto “In quella stanza sono tutti positivi, basta che ti siedi lì per un’ora e una volta guarito poi potrai giocare”. Anche se era uno scherzo, penso che sia triste constatare che, se avessi fatto davvero così, avrei potuto rimanere e giocare dopo la guarigione. Essere in buona salute rafforzando naturalmente il mio sistema immunitario non è stato possibile».

Impossibile quindi proseguire, nel nuovo quadro normativo: «Sono stato costretto a rinunciare al mio lavoro perché ho scelto di prendere una decisione che ritengo sia la cosa migliore per me, ossia non vaccinarmi».

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