«Io, Cantù e il basket
I tiri da 3 con papà»

Intervista con Alice Galbiati, sindaco (e tifosa) di Cantù

«Il basket mi entusiasma da spettatrice, mentre non l’ho praticato da ragazzina perché ero una ballerina classica e avevo il terrore di farmi male. Non era tanto il contatto fisico a impaurirmi quanto piuttosto un improvviso incontro ravvicinato con quel pallone pesantissimo che avrebbe potuto provocare qualche guaio alle dita. Se proprio proprio, allora la pallavolo. No, la pallacanestro non era per me concepibile». E dire che Alice Galbiati, 35 anni, dal maggio scorso sindaco di Cantù, è figlia di un ex giocatore di basket, quel Claudio che dal 1963 al 1967 vestì per cinque stagioni consecutive la maglia della Pallacanestro Cantù

Ma come può essere che lei abbia opposto un rifiuto così secco alla disciplina sportiva che più amava suo babbo?

«Sportivamente parlando, sono una figlia degenere... Papà non ci ha manco provato a farmi cambiare idea perché era il primo a sapere che sarebbe stato un tentativo destinato al fallimento. Avevo, e forse ancora ho, il mio bel caratterino... E così mi sono abbandonata alla danza classica per un ventennio».

Neppure il canestrino sotto casa?

«Quello sì, qualche volta. Solo tiri liberi e da tre, la specialità di papà, mentre io non ero decisamente portata. Un altro segnale...»

L’intervista integrale sulla Provincia di martedì

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