La rivoluzione russa
Cantù alla finestra

Basket - in città dibattito sulle novità societarie Gli Eagles: «Mauri è una figura preziosa». Allievi pragmatico: «Alla fine decide chi paga»

Attesa, sospensione del giudizio, calma. Parole d’ordine nell’ambiente canturino, per commentare l’ennesima rivoluzione. Russa, ovviamente. Perché ai cambiamenti repentini, dopo anni di gestioni societarie solide e senza scossoni, il popolo canturino non si è ancora abituato. Ma alla Pallacanestro Cantù gestita dalla famiglia Gerasimenko – ormai è chiaro – la continuità non fa parte delle priorità.

Le imminenti dimissioni della presidente Irina Gerasimenko e la nomina di Roman Popov ad amministratore delegato al posto di Andrea Mauri sono gli ultimi colpi assestati dalla dirigenza alle certezze dei tifosi e dell’ambiente. Che, comunque, preferisce sospendere il giudizio.

Certo, i tifosi non hanno preso benissimo la sostituzione di Mauri, in attesa che decida se proseguire la sua opera nella Pianella srl o se invece salutare la società dopo averne curato gli interessi per molti mesi, con incarichi di responsabilità.

Francesco “Juary” Morabito, responsabile degli Eagles, solleva qualche perplessità: «Non abbiamo capito la sostituzione di Mauri, perché ha lavorato bene in società ed era l’ultimo dirigente espressione del territorio. O stava lavorando male, e non mi sembra questo il caso, o chi arriverà al suo posto dovrà essere più bravo. Ci auguriamo solo che tutte le scelte siano fatte per il bene della società e della squadra. Non bocciamo nessuno a priori: diamo fiducia e aspettiamo i primi passi».

Da ex dirigente “illuminato”, Roberto Allievi aspetta a commentare le manovre interne alla Pallacanestro Cantù: «La proprietà è della famiglia Gerasimenko, i soldi li mettono loro e di conseguenza scelgono anche le persone che ritengono più adatte. Mi auguro però che Mauri, il collante tra la proprietà russa e la cosiddetta “canturinità”, possa rimanere in società con una posizione di rilievo, come meriterebbe. Non dimentichiamoci che Gerasimenko ha garantito un posto importante a Cantù nella pallacanestro italiana, come testimonia l’ultima stagione. Senza di loro, dubito che sul territorio ci siano risorse per sostenere una squadra competitiva in serie A».

L’ex play Giorgio Cattini non si stupisce di nulla: «Il processo di rivoluzione è in atto ormai da anni, non bisogna stupirsi più di tanto. Gerasimenko è fatto così e i tifosi si devono abituare alle sue decisioni. Mauri? Forse sono cambiati i rapporti tra lui e la proprietà. Però non mi schiero: noi dall’esterno possiamo pensare tutto e il contrario di tutto, l’unica cosa certa è che Cantù ha bisogno di riorganizzarsi».

Anche Beppe Bosa è “attendista”: «Speriamo solo che ci sia la voglia di continuare ad alto livello da parte di tutti. Ora, più che mai, visto anche che Cantù può tornare in Europa in una competizione di cui non conosco i vantaggi che può portare, serviranno coesione e solidità».

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