La Torre: «Io positivo
nonostante le precauzioni»

«Mi sono talmente arrovellato invano per cercare una spiegazione plausibile, che dopo un po’ ho smesso di pensarci. Forse andando a fare la spesa»

«Ormai da qualche giorno mi sento di nuovo bene e sono così pronto per tornare ad allenarmi seppur solo dentro casa». Andrea La Torre è uno dei tre giocatori (con Smith e Bayehe) “conclamati” positivi tra le fila dell’Acqua S.Bernardo. «Mercoledì era tutto a posto, ma giovedì mi sono svegliato e mi sentivo strano - spiega il capitano della squadra canturino -. Ho così provveduto ad avvertire subito la società. Per un paio di giorni ho avuto febbre piuttosto alta, tipo anche 38.7, e mal di testa. Dopodiché il tampone ha evidenziato la mia positività al Covid, ma io ero già in isolamento da venerdì».

Il 23enne cestista di Viterbo non è però mai andato nel panico. «In effetti, non ho vissuto questi momenti né con ansia e neppure con apprensione. Non ho temuto, insomma, per la mia salute. Pensavo piuttosto al fatto che il dover star fermo per diversi giorni sarebbe stato un problema per la ripresa dell’attività. E che intanto sarei stato costretto a saltare la partita con Treviso. Che poi, fortunatamente, è stata rinviata».

A proposito, che risponderebbe a chi va sostenendo che in questa occasione a Cantù sia andata di lusso? «Che basta un po’ di buon senso per comprendere che recarci a Treviso in queste condizioni, ovvero con i sintomi, avrebbe comportato dei rischi anche per i nostri avversari. E sono certo che, a parti rovesciate, Cantù avrebbe acconsentito a che il match non si giocasse».

La Torre sembra non aver idea di come possa essere avvenuto il contagio che l’ha riguardato. «Mi sono talmente arrovellato invano per cercare una spiegazione plausibile, che dopo un po’ ho smesso di pensarci. Forse è capitato andando a fare la spesa, chi può dirlo? Tra l’altro, dopo la positività di Smith, noi compagni di squadra che siamo stati a stretto contatto con lui ci siamo ancor più chiusi in casa evitando di mettere il naso fuori se non per la stretta necessità».

Avete il poco invidiabile primato di essere la prima squadra di serie A maggiormente bersagliata... «Inizialmente, quando Smith è risultato positivo, siamo stati fortunati a esserci “salvati” un po’ tutti. Dopodiché qualcuno di noi ha beccato il virus ed essendo il nostro uno sport di contatto, il contagio si è andato estendendo. Tra di noi siamo in contatto sulle varie chat e non nascondo che serpeggia dello sconforto, anche se sappiamo che non è certo la fine del mondo dover restare a casa una decina di giorni. Di certo un infortunio al ginocchio sarebbe stato più grave. Sia a inizio stagione sia dopo l’episodio-Smith abbiamo fatto molte riunioni con lo staff medico che ci ha chiarito le idee riguardo il rischio che avremmo potuto correre. Essere positivi nella nostra fascia d’età non è così pericoloso. Tra l’altro, vivendo praticamente tutti da soli, siamo tranquilli di non poter contagiare persone più anziani come genitori e nonni».

E a casa che si fa? «Sto facendo scorpacciate di Netflix, al punto che credo riceverò un premio fedeltà... Inoltre, contrariamente al solito, un paio di partite alla Playstation me le sparo. Ma ora finalmente potrò iniziare a fare qualche esercizio fisico in attesa degli allenamenti veri e propri».

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