Monguzzi in tribuna
«Ma presto tornerò»

«La situazione migliora, mi piace, e sono contento di essere così vicino alla squadra, di poterla seguire sempre negli allenamenti e in partita»

Ha seguito la partita non dal campo come fin qui fatto nelle ultime 17 stagioni, bensì dalla tribuna. Un supporto incessante il suo, con la voglia di essere lì a sostenere i suoi compagni a ogni time-out e la consapevolezza che la sua presenza, ancorché non al centro della scena come avrebbe dovuto essere, riveste comunque un ruolo di primo piano nell’economia della Pool Libertas.

Dario Monguzzi, domenica pomeriggio, al PalaFrancescucci c’era. Sul lato corto del campo, a ridosso della panchina a orologio fermo, all’interno del rettangolo di gioco prima e dopo l’inizio del match, il veterano di Cantù ha seguito la gara quasi ne fosse un protagonista diretto.

E’ lui stesso a raccontare in poche parole l’esperienza vissuta a bordo campo a causa di un problema fisico che lo terrà lontano dal gioco giocato ancora per un po’ di tempo.

«Farò ancora il tifoso per qualche tempo. La situazione migliora, mi piace, e sono contento di essere così vicino alla squadra, di poterla seguire sempre negli allenamenti e in partita. Spero presto di potermi rimettere al lavoro e lavorare con tutti quanti», racconta il centrale canturino.

Per la prima volta, il ruolo di capitano non è stato suo, bensì dell’amico Luca Butti, libero a Cantù da 13 anni e, di conseguenza, bandiera quasi quanto Monguzzi della società guidata dal presidente Ambrogio Molteni.

«Non è mai bello perdere, però bisogna sempre guardare avanti», prosegue pensando al 2-3 incassato al cospetto di una formazione, la Banca Alpi Marittime Acqua San Bernardo, che «sulla carta è da figurine», piena zeppa di «giocatori importanti, che conoscono bene la categoria».

I suoi compagni hanno tenuto testa fino alla fine alla corazzata Cuneo, affare tutt’altro che scontato alla vigilia della gara: «Forse è stato un punto perso, però ce la siamo giocata. Bastava poco per portare a casa la partita e vincere contro una delle favorite del campionato», riconosce sintetizzando il tutto nel concetto «Non abbiamo potuto dire “buona la prima” per poco».

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