Gandola, bella trasformazione. Una prova del Mondiale è sua

Motociclismo Andorra porta bene al bellagino dopo il flop di Gara 1. Una prestazione perfetta ed è risalito al primo posto: «Ho guidato bene»

Nel doppio appuntamento del Campionato del Mondo di trial a Sant Julia ad Andorra, il poliziotto di Bellagio Lorenzo Gandola si trasforma da dottor Jekyll in mister Hyde, passando dal 12° posto ottenuto in Gara 1 alla vittoria ottenuta in Gara 2.

Un cambio repentino e radicale da parte del vice campione italiano nella doppia tappa dove è andato a segno, dopo i successi due ottenuti lo scorso anno nella categoria Trial 2. Il gran caldo ha fatto da padrone, tanto da costringere i piloti a cercare un po’ di meritato refrigerio nei boschi dove gli organizzatori hanno tracciato solo alcune prove non stop.

Ma andiamo con ordine per vedere quanto il pilota del Gruppo Sportivo Fiamme Oro ha fatto in questi due giorni. Nella prima giornata Lorenzo Lollo Gandola ha terminato una gara non impossibile, ma da gestire sul filo dei nervi dove sbagliare era più facile che far bene, tanto che bastava un cinque per essere fuori dai giochi per la corsa ai gradini più belli quelli del podio. Così Gandola chiude il primo giro con 19 penalità, ma, come sempre si fa nel trial, il secondo giro serve per migliorarsi e così il trialista comasco di casa Beta ha fatto, consegnando il cartellino con 12 errori che portano il totale a 31.

Il primo a rendersene conto è stato proprio il pilota che era consapevole che sarebbe stato difficile entrare nei dieci, e infatti aveva ragione era 12° con solo 4 punti mondiali. Ma evidentemente la notte ha portato consiglio e Gandola di buon mattino si è presentato al via con le idee decisamente senza ombre perché il podio era il minimo da regalarsi.

La performance del pilota comasco è spettacolare perché nelle prime undici zone delle dodici tracciate il lariano viaggia senza errore l’unica penalità un piede a terra quindi punteggio uno all’ultima zona. Nella seconda Lorenzo Gandola si ripete è alla 10 che lascia il secondo piedino di questa gara fatta più che con la manetta con i nervi.

«Sarebbe stata una catastrofe buttare via la gara per un cinque - spiega Gandola-: ho guidato con determinazione e con grande padronanza del mezzo e così quando ho visto il punteggio finale di soli due errori ho capito che il podio c’era, bisognava solo vedere quale fosse il mio gradino. Alla fine ho visto che il norvegese Sondre Haga aveva fatto un due nell’ultima zona e ho pensato “bene, lui è fuori della vittoria”. Anche lo spagnolo Arnau Ferrè aveva lasciato qualche piedino qua e là e allora ho detto a papà: “Dai, è nostra la vittoria”».

© RIPRODUZIONE RISERVATA