Libertas, Monguzzi a quota 200
«E non finisce comunque qui...»

Il capitano e la festa per il numero di presenze: «Adesso non molliamo»

«Un traguardo molto importante per me e spero anche per la società». All’indomani della trasferta di Taviano, capitan Dario Monguzzi non solo è soddisfatto per il risultato raccolto contro la Pag (0-3), ma anche per le 200 presenze in serie A, tutte con la maglia della Libertas, raggiunte domenica.

Una carriera giocata pressoché per intero al Parini, che il presidente Ambrogio Molteni, e tutti i compagni di squadra, hanno voluto festeggiare assieme al termine della gara che ha consacrato Cantù al quarto posto del girone Blu quando all’appello mancano soltanto due turni. «Sono ormai 13 anni che gioco a Cantù, sono onorato di essere il capitano di questa squadra e francamente spero di poterci giocare ancora per molto. Sono molto felice di aver raggiunto le 200 presenze e fiero di una squadra che, nel corso di quest’ultima stagione, è migliorata davvero molto», prosegue Monguzzi.

La sfida di Taviano ha messo in mostra una Cantù davvero in palla. «È andata molto bene. Siamo stati bravi, ordinati e siamo riusciti a mantenere una buona intensità in battuta. La partita non è stata a senso unico, ma c’era comunque la consapevolezza che fossimo noi a fare il gioco e a dare i ritmi. Nel terzo set c’è stato un momento di down, ma siamo riusciti a recuperare e a rimanere attaccati, trovando il break decisivo per chiudere la partita».

Da qui alla fine della stagione regolare ci sono ancora sei punti in palio. Saranno proprio queste due ultime sfide a dire se la Pool Libertas sarà salva fin da subito (per farlo dovrà rimanere tra le prime quattro), oppure se dovrà giocarsi il tutto per tutto nei successivi playoff. «In questa fase del campionato un po’ di pressione ce l’abbiamo perché, essendo tutti attaccati a questi terzo e quarto posto, l’esigenza è di vincere sempre, possibilmente a punteggio pieno», continua.

Domenica, al Parini, una rivale per il quarto posto, ossia Grottazzolina: «Non ci resta che completare l’opera»,dice capitano canturino.

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