Monguzzi un anno fermo
«Ma voglio giocare ancora»

La bandiera della Libertas, 38 anni: ««Se ne avrò la possibilità e mi sarà chiesto non vedo l’ora di poterlo fare. Reputo Cantù sempre la mia squadra»

Il suo intento fin d’ora è quello di mettersi «a disposizione della squadra e della società». Un proposito, il suo, che arriva dopo un intero anno di stop per motivi di salute e con l’ambizione di poter dire ancora una volta la sua sul campo, con la maglia della Pool Libertas addosso.

Dario Monguzzi, al momento, ha tutta l’intenzione di riprovarci. «Sto facendo gli ultimi accertamenti. Ho cominciato ad allenarmi, anche se in forma molto blanda», conferma mantenendo il necessario riserbo sui problemi avuti all’inizio della scorsa preparazione e, al contempo, dicendosi pronto a riprendere la rotta con la sua Cantù.

Così facesse, per lui potrebbe essere il 18° compleanno nella Città del mobile, un traguardo importante per arrivare al quale, però, la sua sola volontà non basta.

«Se ne avrò la possibilità e mi sarà chiesto non vedo l’ora di poterlo fare. Reputo Cantù sempre la mia squadra e, senso di appartenenza a parte, ne sono anche un grande tifoso», racconta il centrale monzese parlando del suo rapporto, intenso, con la società canturina.

Di scontato, ovviamente, non c’è nulla in questa fase.

«Saranno società, staff tecnico e medico a dare il loro parare. Io non pretendo niente e so benissimo che dovrò lavorare per riguadagnarmi un posto», commenta col piglio di chi sa di doversi rimettere in gioco prima di tutto partendo dal confronto con «l’allenatore che ci sarà» dopo l’addio dell’ormai ex Matteo Battocchio.

«È sempre un piacere e un onore fare parte di questa società. Aspettiamo e vediamo quali saranno le decisioni», prosegue con l’obiettivo dichiarato di poterne fare ancora una volta parte.

Le difficoltà, di certo, non mancheranno; la concorrenza, ovviamente, nemmeno.

Lui, che in passato non ha mai fatto mancare la presenza sul rettangolo di gioco, la stagione appena chiusa l’ha di fatto vissuta sulle tribune.

«Essere stato fuori dal campo per me è stata una grossa mancanza. Credo, però, di aver imparato tante sfaccettature che da giocatore si faticano a vedere dal punto di vista tattico. Ho cercato, anche se non presente fisicamente, di coglierne quante più possibile. Nella carriera di un giocatore penso sia un aspetto importante da approfondire, ancorché non debba avvenire per forza a seguito di uno stop forzato come il mio. In sostanza, ho cercato di apprendere quanto più possibile», prosegue.

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