Ritorna “Ai lov dis gheim”
La versione di Gianni (Corsolini)

Consueto appuntamento settimanale con la rubrica più longeva de La Provincia

Franco Lauro, a soli 58 anni (giovanissimo!) è morto in casa, senza nessuno, quando nessuno poteva prevedere un evento di questo genere. Il curriculum lo conoscete tutti, perché la stampa e le televisioni si sono giustamente impegnati per ricordarlo. Personalmente, anche noi della Pallacanestro Cantù abbiamo avuto contatti di simpatia e per certi versi di ammirazione per questo ragazzo, che ha consolidato la presenza della pallacanestro negli studi Rai di Roma. Abbiamo perso un professionista serio, puntuale, e soprattutto amante della pallacanestro. Di competenza ne hanno, e forse anche di più, anche diversi suoi colleghi, che però non sempre hanno dimostrato lo spirito, la passione genuina e l’amore che aveva lui, che ha certo giovato al progresso del nostro movimento, con telecronache fatte di semplicità, aiutando la comprensione dei telespettatori, e particolarmente di tutti quelli che non conoscevano a menadito le regole del gioco, che lui invece insegnava in un modo estremamente propositivo.

Arriviamo alle cose di bottega. Ho parlato molto con Claudio Galbiati, padre dell’attuale sindaco di Cantù. Nella chiacchierata ho fatto notare l’importanza della simpatia della figlia sindaco per l’attività cestistica canturina, e ho apprezzato anche la speranza che si possa concludere la realizzazione del palasport, ovviamente da ripensare in linea con le nuove disposizioni che ci attendono per via del corona virus. Noi di Cantù possiamo contare sulla convinzione di Davide Marson che dice che “noi a Cantù non molliamo mai”, e bisogna davvero aiutare la nuova società per il coraggio, l’onestà e la buona fede con la quale porta avanti il suo progetto. Ma bisogna anche considerare la realtà economica.

Se vogliamo andare avanti, non possiamo accontentarci di 2.039 abbonati di media: si sa che in serie A due società, ovvero le bolognesi, cominciano il campionato già con un incasso, grazie agli abbonamenti, che per altre società potrebbe bastare per tutto il campionato. Secondo i dati appena pubblicati dalla Gazzetta, la Virtus ha 4.923 spettatori di media, la Fortitudo 4.853! Noi in questa classifica siamo quattordicesimi. Ho sempre detto, quando si parlava del problema degli impianti, che l’importante è la frequenza e non la capienza. Bisogna quindi con forza recuperare tutti i tifosi che abbiamo perso per strada, per mantenere costante il legame con la comunità.

Ad esempio ho chiesto a Galbiati “quando hai smesso di giocare, non ti ho più visto al palazzo e parlando con amici mi hanno confermato che non eri mai presente. Come mai?”. Mi ha risposto che da quando c’è un campionato con così ridotto numero di giocatori italiani ha smesso di appassionarsi. “Non è la mia pallacanestro”. Ne ho parlato anche con Riccardo Carmina, che nel basket è stato attivo come giocatore, allenatore e poi preparatore atletico di successo. A Riccardo ho fatto i complimenti per i successi nella scherma Master che continua a guadagnare addirittura a livello mondiale; anche Riccardo però mi ha detto che da moltissimi anni ha chiuso con la pallacanestro perché il gioco stesso, le partite e tutto il contorno non sono di suo gradimento.

Ho parlato poi con grande piacere con l’amico Moreno Vago, al quale, mentre lavoravo nella vecchia sede in via Unione, avevo chiesto una consulenza per quanto riguarda gli abbinamenti. Lui mi portò tutti i tabulati dei maggiori investitori italiani in pubblicità, cosa che si rivelò utile sia a noi come società che in Lega ad altre società italiane.

Con lui ho poi ricordato che molti personaggi hanno dato lustro alla canturinità anche nel mondo della cultura e della stampa. In particolare Luca Marchi, nipote del Nene vecchio consigliere della società prima ancora che diventasse di proprietà dei Casella. Luca scrisse il libro, eccezionale ancora adesso, per celebrare i 50 anni della Pallacanestro a Cantù.

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