Sulla cresta dell’onda
«Non potevo star fuori

Intervista con Giorgia Gregorio , campionessa di wakeboard e wakesurf.

Sono cose che si dicono quando si è giù di forma e probabilmente non ci credeva nemmeno lei quando lo scorso gennaio Giorgia Gregorio dichiarava pubblicamente di voler appendere per sempre la tavola al chiodo.

Domenica scorsa l’abbiamo vista pimpante e sorridente gareggiare e vincere nella gara di wakesurf sulle acque di casa, nell’ambito del Tour del Lario 2020. Ieri Giorgia ha compiuto 23 anni e per lei è stata una giornata veramente piena, perché prima del taglio della torta ha sostenuto il terzo esame universitario di scienze motorie on line. Come se non bastasse alla sera è andata ad aiutare in sala all’albergo di famiglia, l’Aurora, come fa sempre. Nella sua vita Giorgia non si è mai tirata indietro, conciliando lo sport, con lo studio al Liceo Linguistico Casnati sino al diploma ed ora all’università, oltre che al lavoro.

Nel wakeboard ha raggiunto livelli altissimi. La sua carriera è iniziata nel 2007, a 10 anni, con il secondo posto ai Campionati Italiani fra i “Trolls”, la categoria dei giovanissimi. Da allora è salita ininterrottamente sui podi europei e mondiali, conquistando il titolo di campione del mondo Girls nel 2009 e 2011 e Junior nel 2013. Nel suo curriculum una lunga serie di trofei conquistati in tutte le più importanti gare internazionali, oltre al riconoscimento di atleta dell’anno, assegnatole dalla Federazione mondiale nel febbraio del 2017.

Gran momento.

Dal 2013 al 2017 – racconta – ho vestito i colori della Red Bull, ho conquistato l’argento mondiale ed ho vinto una tappa del Pro Tour ad Orlando.

Poi cosa è successo?

Quello che nessun atleta vorrebbe che succedesse. Dopo il Pro Tour ho rotto il crociato ed il menisco del ginocchio destro e da lì è iniziato il mio calvario: la prima operazione e la conseguente riabilitazione fino alla guarigione. Ma l’anno dopo nuovo incidente e stessi danni al ginocchio, per cui sono stata operata un’altra volta, nuova riabilitazione, finchè a giugno dell’anno scorso, benché stessi bene, anche il mio medico mi ha consigliato di non forzare troppo per non riportare per la terza volta lo stesso danno al ginocchio e dover essere rioperata. Mi sono trovata di fronte a una decisone da prendere.

Quindi la decisione di smettere?

Sì. Non è stato facile, c’era dietro tutta la mia vita agonistica. Ci ho pensato parecchio, finchè sono arrivata all’unica decisione sensata del momento.

Ma è durata poco l’astinenza, a quanto pare?

Dopo il lockdown la voglia di ritornare in acqua è stata troppo forte. Così con il mio allenatore Davide Beretta, “Bruce” per gli amici, che è stato il mio maestro sin da piccola, ho cominciato questa estate a fare katesurf.

I risultati li abbiamo visti domenica. Continuerai a praticare questa disciplina?

Non saprei che dire, nel senso di impegnarmi di nuovo a livello agonistico continuativo. Di sicuro, a differenza del wakeboard, nel wakesurf non si salta sulle onde, quindi è meno invasivo sulle articolazioni. Ormai la stagione sta per finire. Vedremo l’anno prossimo».

Papà Stefano è stato l’unico italiano a vincere nel 1995 il Mondiale di sci nautico velocità. Quali consigli ti dà?

Mi è sempre vicino e mi sostiene, ma devo riconoscere che mi lascia libertà di scelta.

Adesso vedi crescere nuovi talenti?

Sicuramente nel wakeboard siamo in crescita continua, a parte che la nazionale azzurra è in maggioranza lariana. Anche il wakesurf però comincia a diffondersi qui da noi. In entrambe le discipline ci sono tantissimi giovani del nostro lago, sia di Como sia di Lecco, che dopo la quarantena sembrano aver trovato nuovi stimoli a fare bene. Buon segno. Ora qui a Lezzeno c’è una scuola conosciuta in tutto il mondo.

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