Tassone: «La mia Cantù
una squadra di uomini»

Il bilancio del giocatore italiano meno utilizzato: «Ho debuttato in serie A e per me è già stato il massimo».

«Quando ho firmato per Cantù, sapevo quale sarebbe stato il mio ruolo». Quello che la guardia Maurizio Tassone, il giocatore meno utilizzato da coach Sodini, probabilmente non sapeva è la girandola di emozioni che avrebbe caratterizzato la stagione sua e quella della Red October. «Sì, ora si può proprio dire. Per me è stato un debutto in serie A straordinario, davvero il massimo».

Ventidue minuti in campo tra campionato e playoff, tre in Coppa Italia. Praticamente, una stagione in panchina per il ventisettenne di Torino: «Ma conoscevo bene il mio ruolo, in più sono molto onesto con me stesso: so cosa posso e cosa non posso dare. Non per questo mi sono sentito un “di più”, anzi. Queste emozioni le ho vissute alla grande, come tutti i miei compagni, alla pari con loro».

Questa Cantù cosa lascia in eredità? «Sicuramente la certezza che sia stata prima di tutto una squadra di uomini. A noi e alla città è ben chiara questa sensazione. L’averci messo in fondo ai ranking di inizio stagione ci ha caricati, l’aver lavorato con trasparenza e aver detto le cose come stavano, sempre, ha cementato la fiducia reciproca. Io mi sono trovato bene con tutti, e spero che la nuova Cantù possa essere costruita intorno a questi giocatori. Ma mi rendo conto che il mercato è il mercato e le dinamiche sono tante…».

E ci sarà Tassone? «Dobbiamo vederci con la società. Giusto che il club faccia le sue riflessioni e noi giocatori un po’ di pausa. Non mi sbilancio, perché presto si parlerà di tutto».

© RIPRODUZIONE RISERVATA