«Terribile giocare senza i nostri tifosi
Cantù sarà il mio capolinea»

Intervista con Maarten Leunen, giocatore simbolo dell’Acqua S.Bernardo.

Da una dozzina d’anni è in giro per l’Europa, da quando cioè nell’estate del 2008 salutò gli Stati Uniti per sistemarsi in Turchia, al Darussafaka. Una stagione nel club di Istanbul a fare da apripista alle cinque stagioni successive in maglia canturina. Quella stessa maglia che è tornato a indossare all’inizio di questa annata, riprendendo un discorso che si era interrotto per sei anni. Maarten Leunen rappresenta lo spirito guida di questa nuova versione dell’Acqua S.Bernardo, il giocatore con più vissuto e con un bagaglio d’esperienza che i suoi compagni di squadra possono soltanto immaginare. Così ci siamo rivolti a “Martino” per ricevere qualche illuminazione riguardo tematiche che riguardano sia lui, sia la squadra, sia la serie A più in generale.

Per quanto riguarda Cantù, cosa hanno detto queste prime giornate di campionato?

Dopo le prime quattro partite penso che tutti, me compreso, siano contenti dei risultati. Le nostre due sconfitte sono arrivate contro probabilmente alcune delle migliori squadre del campionato (Virtus Bologna e Venezia, ndr). Abbiamo dimostrato di poter competere e combatteremo sempre fino alla fine. Inoltre, non è stato facile giocare senza Jaime (Smith, ndr). Abbiamo un grande gruppo, giovane e che continuerà a lavorare, cercando sempre di migliorare ancora e ancora.

E cos’hanno detto, invece, riguardo il campionato più in generale?

È un campionato davvero unico quest’anno. Ovviamente giocare senza tifosi non è la stessa cosa. Credo sia molto difficile vincere in trasferta nel campionato italiano con i tifosi, sono sempre stati un fattore importante. Ogni palazzetto era sempre difficile da espugnare. Quest’anno, invece, chiunque può vincere qualsiasi partita in trasferta, perché non c’è più quel vantaggio/svantaggio. Già in questo avvio di campionato credo che alcune vittorie sorprendenti ne siano la prova.

A proposito, lei è stato abituato a giocare davanti al grande pubblico del Pianella e del PalaBancoDesio in Eurolega. Com’è adesso dover giocare praticamente senza tifo?

Onestamente è una sensazione terribile. Uno dei motivi principali per cui ero entusiasta di tornare a giocare a Cantù era proprio per i tifosi, perché so bene quanto possono aiutarti in partita. La passione che hanno per la loro squadra del cuore e la città, beh, è davvero un qualcosa di unico. Continueremo comunque a fare del nostro meglio anche senza di loro, ma non vediamo l’ora che arrivi il giorno in cui potranno tornare nell’arena.

Come considera la sua attuale condizione fisica?

Mi sento benissimo. Ovviamente sono più vecchio di età e questo comporta una maggiore attenzione alla mia forma fisica: devo prendermi cura del mio corpo, anche perché ho chiaramente tempi di recupero più lunghi tra una partita e l’altra.

Dei suoi nuovi compagni di squadra, da chi è stato più impressionato o sorpreso positivamente?

Nessuno mi ha sorpreso, nel senso che so bene di che cosa sono capaci questi ragazzi... Li ammiro ogni giorno in allenamento. James (Woodard, ndr) è un giocatore efficace e per noi molto prezioso, è un leader sia in attacco sia in difesa; Jazz (Johnson, ndr), invece, fa nascere in noi sempre una scintilla e grazie a lui, in attacco, siamo più imprevedibili; e mi piace tanto Donte (Thomas, ndr)! Ogni giorno in allenamento ci sfidiamo, quindi vedo che tipo di impatto può portare sulle due metà campo e non ho dubbi che presto possa raggiungere un rendimento più costante anche in partita.

Ha avuto occasione di essere allenato da tanti coach diversi. Che cosa ne pensa di Cesare Pancotto?

È una brava persona e un allenatore capace, sa lavorare bene con i giocatori. Lavoriamo molto bene durante la settimana che precede la partita. Tiene sempre discorsi motivazionali e stimolanti per tutta la settimana, questo tiene alta l’attenzione della squadra e ci rende pronti per la partita da affrontare.

Ha fatto ritorno a Cantù dopo diversi anni. Cosa ha trovato di diverso nell’ambiente?

Per me la città è sempre la stessa. Davvero non è cambiato nulla, a parte un paio di nuovi ristoranti che mi piacciono molto... Ovviamente nel basket qualcosa è cambiato: Cantù ha avuto un periodo difficile che è durato un po’ di tempo, ma penso si sia saputa riprendere benissimo. Sono sicuro che il futuro possa essere ancora migliore per questo club e per questa gente.

Ha sufficiente esperienza per poter dire dove potrà arrivare questa squadra.

Questa, come ho detto, è una stagione unica. Tutto può succedere. È tutto davvero molto imprevedibile ma penso che la nostra squadra abbia la capacità di competere in ogni partita. Abbiamo un gruppo che sta lavorando e che lavorerà sodo, senza mai mollare.

Carriera lunga, la sua: pensa che sarà ancora in campo quando Cantù andrà a giocare nel nuovo palazzetto…?

L’obiettivo è di terminare la mia carriera a Cantù. Ero entusiasta di avere l’opportunità di tornare e di finire dove tutto era iniziato. Spero di essere ancora qui quando la nuova arena sarà pronta, anche se non so cosa mi riserverà il futuro. E onestamente non ci penso, vado avanti ragionando di settimana in settimana.

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