Torna “Ai lov dis gheim”
La versione di Gianni

Una nuova puntata della rubrica più longeva del quotidiano La Provincia

Succedono strane cose. Forse è il mio punto di osservazione attuale, sono fermo ai box per un pit stop di due settimane, a influenzare il mio giudizio.

Ma vedo e mi fanno sapere che sui siti, e non solo quelli sportivi, ci sono i discorsi motivazionali di Gianmarco Pozzecco ripresi nello spogliatoio di Sassari: nessuna sorpresa, in realtà, Gianmarco è una persona intelligente, e ha deciso appunto che la persona prendesse finalmente il sopravvento sul personaggio.

Leggo che si vogliono cambiare le regole in corsa, e questo già è più sorprendente, in negativo: come si può programmare, prima strada per il contenimento dei costi, in assenza di regole certe? Non si può, anzi bisogna smetterla di programmare in base alle ambizioni. Sono stufo di leggere di squadre che hanno il primo o il terzo budget del campionato, e le posizioni non sono riferite a caso, parlo proprio di Milano e della Virtus, perché col budget non si vince.

Poi, la notizia più sorprendente di tutte: Dmitry Gerasimenko che si presenta per salvare Torino, diciamo noi, gente dell’ambiente, dimenticando che avendo Torino un fior di sport come Fiat si innescano corti circuiti che non riguardano solo il brutto ricordo che l’ex proprietario ha lasciato a Cantù.

È evidente che bisogna aumentare i controlli, e non solo quelli consuntivi, ma anche quelli preventivi e, aggiungo, in corso d’opera, durante la stagione. E a scanso di equivoci puntualizzo

subito che come Cantù è uscita dai suoi problemi mi sembra un piccolo miracolo societario, e un grande miracolo tecnico, tanto è vero che il mio amico Edoardo Ceriani ha dedicato un instant book, e non so cosa voglia dire, a coach Nicola Brienza.

Torniamo al budget e non si arrabbi nessuno se parlo di Milano: è la squadra numero 1 in classifica, quella che ci rappresenta, non bene, in Eurolega, è un richiamo irresistibile per i media a cui forse troveremo rimedio nella prossima estate con la Nazionale che va ai Mondiali.

Ecco, primo punto: dagli ambienti Olimpia qualcuno ha detto che è difficile trovare italiani da Eurolega, ed è fin troppo facile ricordare che due ex Milano, Melli e Hackett, andranno, e non da turisti, protagonisti nei loro club, alla Final Four di Vitoria.

Secondo punto: parla, Milano, di programmazione triennale, poi succede che anno dopo anno non migliora in Europa, e fatica pure in Italia nonostante una politica precisissima sul mercato, basata sull’acquisto dei giocatori più importanti delle avversarie. I quali poi, come è successo recentemente con Awudu Abass, e parzialmente con Moss, si prendono fior di rivincite.

Guardiamo l’altra faccia della medaglia, si abbia il coraggio di guardare anche oltre al Forum. Trieste non ha dichiarato un fior di budget, si è trovata piuttosto con un fior di problemi ma ne sta uscendo alla grande, almeno in campo e in tribuna. E bisognerebbe avere più rispetto dei 7mila che continuano a spingere la squadra riconoscendole quell’identità che altri club non si preoccupano di costruire: ci sono italiani più che onesti, ci sono stranieri integrati, si vede la forza del gruppo. Eugenio Dalmasson è bravo, e allena Trieste da un sacco di anni.

Questo è quello che vedo dal mio punto di osservazione: lo so, non ho parlato di Cantù, quasi per motivi scaramantici. Ma ci torneremo sopra prestissimo.

Gianni Corsolini

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