Unhcr, Roma faccia meglio su arrivi, ma sbarchi siano condivisi

L'inviato speciale dell'Unhcr per il Mediterraneo centrale Vincent Cochetel, in un'intervista all'ANSA, spiega che  la situazione in Libia, dopo gli scontri delle ultime settimane, è "estremamente critica", e invita l'Ue a restare vigile.

 BRUXELLES - "Vedo molte liti nell'Ue. Ma occorre mantenere i nervi saldi, i numeri dei flussi sono calati. E' una situazione gestibile. Ma per organizzare la solidarietà bisogna essere realistici, non possiamo dire che saranno distribuiti in Ue tutti i migranti. Molti di quelli che arrivano non necessitano" asilo, "e vanno rimpatriati. L'inviato speciale dell'Unhcr per il Mediterraneo centrale Vincent Cochetel, in un'intervista all'ANSA, invita Roma a "gestire meglio gli arrivi, accelerando le procedure, così ci saranno rimpatri più veloci e decisioni più rapide per i rifugiati. Non è fantascienza, Frontex e Easo, possono aiutare. Non c'è motivo di inserire chi non ha bisogno di protezione internazionale in una procedura d'asilo per tre o quattro anni".

 

Cochetel boccia il triage a bordo delle navi, "non è la soluzione preferita perché abbiamo già provato, e non funziona bene", afferma, e allo stesso tempo sottolinea: "La legge del mare prevede lo sbarco delle persone salvate nel porto sicuro più vicino, ma non può essere sempre e solo in Italia. Non è sostenibile. Come abbiamo ripetuto più volte negli ultimi anni: i Paesi del Mediterraneo devono condividere la responsabilità". Per l'inviato speciale dell'Unhcr, anche i rimpatri sono "un punto chiave. Se non viene affrontato, mina il sistema d'asilo in Europa. Quindi occorre lavorarci. E rafforzare le frontiere esterne dell'Europa va bene - evidenzia - ma allo stesso tempo dobbiamo garantire protezione a chi ne ha bisogno". Cochetel lancia un allarme sulla situazione dei centri in Libia e invita l'Ue a restare vigile.

 

"Dall'inizio di questa settimana il personale dell'Unhcr non ha più accesso diretto ai centri di detenzione ufficiali, che sono circa 18 nell'area di Tripoli, e da due giorni non può più andare ai porti di sbarco dove vengono portati i migranti salvati. Uno dei nostri partner libici, l'ong Libaid è entrata in alcuni di questi centri, e ci ha detto che la situazione è davvero tragica". Sul vertice dei leader dei 28, che si è appena concluso a Salisburgo, commenta: "L'Unhcr vorrebbe un meccanismo di sbarchi su entrambe le sponde del Mediterraneo, ma non credo che i Paesi dell'Unione debbano aspettarsi di più da quelli del Nord Africa fino a quando non saranno capaci di trovare un accordo sugli sbarchi dei migranti, su procedure più veloci, e su una migliore distribuzione di quanti necessitano protezione". E anche rispetto ad una cooperazione con l'Egitto, si mostra piuttosto scettico: "In Egitto gli arrivi sono aumentati. Il Paese ospita più migranti di molti Stati dell'Ue, non credo sia realistico, chiedere di più".

 

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