Mafia, Spatuzza parla di Berlusconi:ci mise in mano il Paese

Mafia, Spatuzza parla di Berlusconi:ci mise in mano il Paese Berlusconi:macchinazione,contro me e il Paese;Fini'tende la mano'

Milano, 5 dic. (Apcom) - Sono le 12.35 quando Gaspare Spatuzza, il boss affiliato al clan dei fratelli Graviano, cita per la prima volta il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi "quello di Canale 5". E' nell'aula bunker del tribunale di Torino e sta ricostruendo davanti alla Corte d'Appello di Palermo di un incontro a Roma con Giuseppe Graviano prima dell'attentato allo stadio Olimpico: "Con espressione gioiosa - dice il boss - Giuseppe Graviano mi riferisce che abbiamo chiuso tutto e ottenuto quello che volevamo grazie alla serietà delle persone che ci hanno messo il Paese nelle mani". E' il momento-clou dell'udienza d'appello contro Marcello Dell'Utri, celebrata a Torino tra stringenti misure di sicurezza e il divieto assoluto per telecamere e fotografi di riprendere il boss.Si va avanti per tutto il giorno: prima il respingimento della Corte dell'inammissibilità di Spatuzza a testimoniare chiesta dalla difesa di Dell'Utri. Poi il procuratore generale, Antonino Gatto, inizia l'interrogatorio. Una pausa di un'oretta a metà giornata e tocca ai legali della difesa, Nino Mormino e Alessandro Sammarco. La corte a quel punto si ritira in camera di consiglio e decide che occorre ascoltare Filippo e Giuseppe Graviano, per avere un riscontro sulle dichiarazioni del pentito. Lo farà l'undici dicembre a Palermo nell'aula della prima sezione penale della Corte d'appello.In aula a Torino ieri mattina c'era anche Dell'Utri, che è già stato condannato in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa. Spatuzza parla nascosto da un paravento, e ricostruisce il colloquio al bar Doney di via Veneto a Roma con Giuseppe Graviano: "Con espressione gioiosa come se avesse vinto alla Lotteria o avesse avuto un figlio - dice - Giuseppe Graviano mi riferisce che hanno chiuso tutto e ottenuto quello che volevamo grazie alla serietà delle persone che avevano portato avanti quella storia e non come quei quattro crasti socialisti che avevano preso i voti nel 1988 e 1989 e poi ci avevano fatto la guerra". Dietro i "quattro crasti" di cui parla Spatuzza ci sono i socialisti che il clan Graviano ha sostenuto nelle elezioni alla fine degli anni Ottanta. "Nel 1988 o 1989 Giuseppe Graviano mi disse portare avanti le candidature socialiste - racconta - All'epoca Claudio Martelli era capolista, c'era Fiorino e altri che non ricordo. A Brancaccio facemmo di tutto per farli eleggere e i risultati si videro: facemmo bingo".Dure le parole di ieri di Silvio Berlusconi con riferimento ai due tribunali che incrociano la strada del suo governo: quello di Milano che si occupa del processo Mills, dove il premier non si presenta per "legittimo impedimento". E quello di Torino, dove il pentito Gaspare Spatuzza fa il suo nome nell'ambito del processo a Marcello Dell'Utri.Quando il premier arriva in Consiglio dei ministri sa che la deposizione del collaboratore di giustizia dominerà la scena. E per questo parte all'attacco. Parla di "macchinazione assurda" ordita nei confronti suoi e di un governo che "più di ogni altro ha fatto nella lotta alla mafia". Passa la parola al ministro dell'Interno, Roberto Maroni, che elenca i risultati della lotta alla criminalità organizzata da quando l'esecutivo è in carica.Mette al centro del suo mirino trasmissioni, come Annozero che è sono in grado soltanto di fare "processi mediatici" a spese del contribuente.Finito il Consiglio dei ministri, il Cavaliere si dirige verso Ciampino dove il responsabile delle Infrastrutture, Altero Matteoli, lo attende per volare in provincia di Reggio Calabria per l'inaugurazione di una galleria. Ma su quell'aereo Berlusconi non sale. Una nota di palazzo Chigi spiega che a far 'saltare' la presenza del premier alla cerimonia è stato il prolungarsi della discussione in Consiglio dei ministri. Un modo per stoppare le voci che già circolavano. Perché in quegli stessi istanti, il Tribunale di Milano stabiliva che soltanto la riunione dell'Esecutivo poteva essere considerata 'legittimo impedimento', di certo non il taglio del nastro in Calabria. E, soprattutto, perché in quegli stessi istanti Gaspare Spatuzzo parlava nell'aula di Torino.Silvio Berlusconi, chiuso a palazzo Grazioli per tutto il pomeriggio, ha ascoltato le dichiarazioni di Spatuzza. E, il suo giudizio è stato ancora più tranchant, di quello espresso con i ministri. Quella deposizione, viene riferito, gli sarebbe sembrata solo un "carosello mediatico" e la conferma che contro di lui non c'è null'altro se non accuse generiche, prive di alcun fondamento. Dichiarazioni che servono soltanto a mettere in cattiva luce il presidente del Consiglio e, con lui, l'intero Paese. Insomma, per dirla con un parlamentare del Pdl, "la bomba atomica si è rivelata a malapena un petardo".Il Cavaliere, spiegano, si sente tranquillo, sicuro che contro di lui non ci sia nulla se non una "macchinazione". Ma nell'entourage è stata segnata con il circoletto rosso un'altra data: quella dell'11 dicembre, giorno in cui a parlare saranno Filippo e Giuseppe Graviano. La Corte d'Appello di Palermo ha infatti previsto per quella data la loro audizione in videoconferenza.Il Pdl al completo si schiera con il premier e parla di "vendetta mafiosa". Ma in serata arriva anche una nota del presidente della Camera, Gianfranco Fini. La terza carica dello Stato, che nel famoso fuorionda incriminato parlava delle dichiarazioni di Spatuzza come di una potenziale "bomba atomica", sottolinea ufficialmente che per ora di atomico c'è soltanto una "amplificazione mediatica" che "non deve far passare in secondo piano un elementare princìpio di civiltà giuridica" e cioè che "senza riscontri puntuali e rigorosi, che è dovere dei magistrati individuare, le accuse restano soltanto parole".

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